“Le indennità sono aumentate in virtù di una legge statale che trasferisce anche le relative risorse a copertura”.
Così scrive il Sindaco al fine di
“evitare facile e denigratoria demagogia”.
E in una successiva esternazione ribadisce:
“La legge di bilancio 2022 ha disposto un progressivo incremento delle indennità degli amministratori comunali fino al 2024, stanziando le relative risorse a copertura dei maggiori oneri”.
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Questa precisazione giunge opportuna dato che io avevo capito che lo Stato avrebbe riconosciuto risorse per compensare
solo la differenza tra le nuove indennità è le indennità previste dalla Legge previgente.
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Spiego il mio ragionamento riferendomi alla indennità di un sindaco di un comune nella fascia 3.000-5.000 residenti:
- indennità mensile prevista a regime nel 2024 € 3.036; annuale € 39.468 (13 mensilità)
- indennità mensile prevista dal regime previgente € 1.952; annuale € 25.376 (13 mensilità)
Quindi, a regime, lo Stato contribuisce con
€ 14.092
Cosa succede se quel comune, in precedenza, ha ridotto e/o non ha aggiornato volontariamente l’indennità del sindaco, fissandola per esempio a € 1.597 (come è a Ponte dell’Olio)?
Che la differenza mensile tra 1.952 e 1.597 = € 355 *13 = € 4.615 deve essere finanziata con il bilancio locale.
Riassumendo:
- € 14.092 ce li mette lo Stato (cioè noi cittadini)
- € 4.615 ce li mette il Comune (cioè noi cittadini).
Tra l’altro, ho il dubbio che la Legge non preveda ristori a quei comuni che volontariamente avevano ridotto le indennità, esprimendo una
chiara volontà di ritenere congrue le minori indennità deliberate rispetto alla allora vigente legislazione.
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Ma il mio ragionamento e il mio dubbio vanno riposti nel “cassetto”:
ubi maior minor cessat.