L'
ozono è un gas instabile pericoloso.
Può essere utilizzato per sanificare gli ambienti solo seguendo scrupolosamente le previste procedure.
Il
Rapporto dell’Istituto Superiore della Sanità 56/2020 FONTE del 23 luglio 2020 riporta:
“L’ozono è una sostanza pericolosa che provoca danno alle membrane cellulari con lesioni dei tessuti direttamente esposti: sistema respiratorio, occhi, mucose, cute. Studi epidemiologici hanno documentato effetti infiammatori e una maggiore suscettibilità alle infezioni respiratorie associati all’uso di ozonizzatori per la purificazione dell’aria, soprattutto da parte di soggetti vulnerabili come i bambini” (pag.V)
• Altri pericoli comprendono il danno ossidativo ad alimenti, attrezzature e altri materiali presenti negli ambienti trattati: in particolare, un’alterata funzionalità delle attrezzature di lavoro può essere associata a rischi per la salute (pag.11)
• Le autorità competenti tedesche hanno manifestato l’intenzione di proporre per l’ozono una classificazione ed etichettatura armonizzate anche come
mutageno di categoria 2 e cancerogeno di categoria 2 (sostanze di cui si sospettano effetti cancerogeni per l’uomo). Le stesse Autorità Competenti tedesche stanno effettuando per l’ozono, come previsto dal programma di valutazione di tutte le sostanze attive biocide, una valutazione delle eventuali proprietà come
interferente endocrino (pag.3)
• Esposizioni di alcune ore a livelli di ozono a partire da 0,2 mg/m3 (espressi come media oraria) sono in grado di causare sintomi irritativi sulle mucose oculari e sulle prime vie respiratorie;
riduzioni transitorie della funzionalità respiratoria sono state osservate in bambini anche a livelli inferiori di ozono (0,12 mg/m3). Gli effetti a breve termine sono generalmente reversibili, vale a dire che cessano una volta che gli individui non sono più esposti ad elevati livelli di ozono. È possibile però che i danni derivati da esposizioni ripetute possano indurre
cambiamenti permanenti del polmone, con effetti a lungo termine, con riduzione della funzione polmonare (pag.4)
• In condizioni reali il tempo di decadimento naturale necessario per rendere accessibili i locali è di almeno 2 ore e comunque
fino a raggiungere una concentrazione residua inferiore alla soglia di percettibilità olfattiva per l’uomo, compresa tra 0,02 e 0,05 ppm, e pari a circa 1/10 della soglia di 0,2 ppm definita sicura negli ambienti di lavoro per un tempo di esposizione massimo di 2 ore (pag.5)
• Pertanto è necessario adottare tutte le possibili precauzioni incluse operazioni finalizzate a
ridurre la concentrazione residua di ozono e le concentrazioni degli inquinanti che si possono formare per reazione secondaria tra ozono e composti organici volatili (es. formaldeide e altre sostanze di particolare interesse igienico-sanitario) (pag.5)
• Prima di ricorrere all’utilizzo dell’ozono per il trattamento di locali è necessario
valutare il rischio di esposizione sia degli operatori preposti alle operazioni di sanificazione,
sia del personale che fruisce dei locali sanificati (pag.VI)
•
Prima di soggiornare negli ambienti trattati, occorre portare sotto i livelli ammessi l’ozono utilizzato. Le tecnologie convenzionali per la sua rimozione dall’aria si basano sull’impiego di filtri a carbone attivo o di catalizzatori a base di metalli nobili o di ossidi di altri metalli di transizione. Tra le tecnologie emergenti è particolarmente promettente l’ossidazione fotocatalitica. (pag.VI)
• L’ozono è un forte agente ossidante pertanto, può danneggiare sia dal punto di vista funzionale che estetico (colore, resistenza, durata, ecc.) materiali e attrezzature presenti nei luoghi di lavoro,
creando nuovi rischi in relazione alla alterata funzionalità delle attrezzature di lavoro o generando costi aggiuntivi per le aziende in relazione alla necessità di ripristinare/sostituire i materiali o le attrezzature danneggiate (pag.10)
• Diversi studi legati all’uso di ozonizzatori per la purificazione dell’aria da inquinanti chimici documentano gli effetti infiammatori e una maggiore suscettibilità alle infezioni respiratorie legati alla presenza di ozono,
soprattutto nella popolazione più vulnerabile come i bambini (Salonen et al., 2018; Kunkel et al., 2010; Tricheet al., 2006; Mudway et al., 2000; Levy et al., 2001). (pag.12)