Il prezioso intervento di
Giovanni Alberoni (vicesindaco e assessore ai lavori pubblici negli anni 90) pubblicato in questi giorni sui social (*) suggerisce alcune domande ai candidati sindaco:
- quali azioni intendi mettere in atto, in termini di decoro, ordine e pulizia (
"specialmente nel centro storico biglietto da visita per i visitatori e una splendida vetrina per gli esercenti, oltre che un luogo di ritrovo accogliente per tutti i pontolliesi")?
- pretenderai particolare cura nella manutenzione e nella pulizia dei giardini pubblici stante la presenza di bambini?
- cosa farai per migliorare il decoro delle isole ecologiche?
- per individuare chi non rispetta le regole di convivenza civile adotterai le fototrappole mobili?
- cosa farai per migliorare il decoro dei cimiteri?
- per la valenza civica che ha, restaurerai il monumento ai caduti?
- realizzerai un’area per sgambamento cani e, per rispetto degli animali e dell'ambiente (stante la ricaduta sul terreno di metalli pesanti) vieterai i botti (spettacoli pirotecnici) durante tutto l’anno?
- adotterai una "app" per segnalare anomalie e necessità di manutenzioni con presa in carico e stato d’avanzamento visibile a tutti?
- istituirai la "giornata ecologica"?
(*) Qui l'intervento di Giovanni Alberoni:
dedicare qualche minuto per leggerlo e per interiorizzarlo è davvero un ottimo investimento civico.
Il condizionamento dell’ambiente. – Un tema su cui riflettere.
Compiti e obiettivi primari cui dovrebbero sempre farsi carico gli amministratori degli Enti territoriali autonomi.
Una comunità locale si identifica sostanzialmente con un territorio e con una serie di fattori culturali (
lingua, costume, ecc.) largamente condivisi e accettati dai soggetti che vivono e interagiscono negli stessi luoghi. L’esistenza di tali vincoli, peraltro, assume un ruolo non trascurabile nella realizzazione del benessere individuale, un benessere che non dipende soltanto da elementi di carattere soggettivo (
disponibilità economica, status ecc.), ma è inevitabilmente condizionato anche dalla rete di interazioni sociali e dalle caratteristiche fisiche e funzionali dell’ambiente in cui le stesse hanno luogo.
Quest’ultimo requisito, tuttavia, ha il potere latente di cambiare gli atteggiamenti delle persone e di modificare le loro aspettative in termini di prosperità e di rapporti sociali.
Ne consegue che una gestione distratta e/o marginale dei fattori ambientali, da parte di chi amministra, vedi scelte urbanistiche discutibili e/o la mancata manutenzione delle strutture al servizio dei cittadini, può favorire e dar luogo, nel medio e lungo periodo, a un decadimento dell’intera comunità.
Siamo tutti in grado di capire cosa si prova e come ci condiziona un ambiente pulito e finemente arredato, dove ogni particolare trasmette bellezza, cura ed armonia, e quale sensazione avvertiamo invece se il luogo che ci accoglie è degradato, sporco e scarsamente illuminato.
La natura dell’ambiente che osserviamo e in cui viviamo ci trasmette un ordine mentale che modifica, anche a livello inconscio, il rapporto con lo spazio e con le persone. In altri termini, l’ambiente modifica i comportamenti e alla lunga muta ciò che veramente conta, ossia il nostro
atteggiamento.
Per inciso l’atteggiamento è una predisposizione mentale che suggerisce ad ognuno di noi il comportamento da tenere in ogni situazione, indipendentemente dal fatto che qualcuno ci stia osservando o che ci minacci con una sanzione.
Non a caso anche la spirale negativa che può coinvolgere un’intera collettività inizia a produrre i suoi effetti nefasti quando le persone cominciano a non distinguere più la differenza tra un ambiente bello e ordinato e un ambiente che scivola nell’incuria. Un processo lento ma che a lungo andare crea solo cittadini di serie B.
Quando ciò avviene l’individuo vede ridursi la propria autostima, si adagia, non ha pretese, tutto si fissa e, nel tempo, tutto si degrada. In questi contesti domina la rassegnazione e dunque l’innovazione non serve, il bello è superfluo e la casa “pubblica o privata” che sia, assume la sola funzione di garantire un minimo supporto per una sopravvivenza infima e declassata.
A poco a poco, nulla è più degno di rispetto e, alla fine, quella condizione negativa e quell’abitudine al brutto diventata normalità pone un'unica ed amara prospettiva:
se vivi in una discarica rischi a tua volta di diventare un rifiuto.
Ben diversa è la situazione che si apre nel versante opposto. Chi vive in un ambiente con caratteristiche di eccellenza, indipendentemente dal suo status sociale, vede aumentata anche la propria autostima. Ogni soggetto che ha la fortuna di cogliere quella particolare condizione, non si accontenta e pretende sempre il meglio.
Si sente cittadino di serie A, esige, ma ci mette del suo per far sì che la Sua casa “pubblica e privata” sia sempre adeguata ad uno standard elevato. In questo ambito cresce anche il suo rispetto per il prossimo, alimenta senza accorgersene un circolo virtuoso e si sente gratificato nel trovare reciprocità comportamentali in linea con le sue aspettative.
Vive e recepisce un atto vandalico contro una cosa pubblica come un danno subito in prima persona poiché ha ben chiaro che la sua casa non finisce all’esterno delle quattro mura in cui risiede.
In ultima analisi tutto il suo agire risulta funzionale alla crescita e al benessere della comunità.
Per capire gli effetti di questo processo basterebbe osservare il degrado sociale che si manifesta nelle grandi periferie delle aree metropolitane dove è più alto il livello di devastazione del territorio.
Un quartiere trascurato fatto di strade brutte e mal illuminate, senza spazi verdi, con sevizi scadenti, privo di spazi di aggregazione, non è appetibile per cittadini con elevata autostima. Chi è costretto per necessità economica a risiedervi rischia nel tempo di regredire a livelli più bassi, e chi invece avendone la possibilità lo abbandona, toglie ulteriori argini di resistenza al degrado.
Ciò premesso, va detto che il cambiamento e la crescita di una comunità avvengono sempre per fasi evolutive.
Chi amministra dovrebbe innanzitutto vedere e pensare tale cambiamento in termini di processo anziché in termini di forme fisse, poiché è il processo a determinare le forme e non il contrario.
Per capirci, non basta realizzare un’opera pubblica pur che sia, se manca la visione del processo che la stessa è portata a compiere. Il contenuto di un programma che un’amministrazione si prefigge di realizzare può essere, in virtù delle effettive disponibilità economiche, più o meno vasto, ma la sua attuazione fermo restando il criterio di una sana e oculata gestione dovrebbe sempre ispirarsi al concetto virtuoso sopra esposto.
Il degrado dell’ambiente degrada gli uomini e dunque anche l’aspetto legato alla manutenzione della cosa pubblica dovrebbe assumere maggior rilievo in termini di programmazione.
In concreto, ogni azione amministrativa e ogni intervento pubblico finalizzato alla soluzione di un problema, che spazi dall’assistenza sociale alla viabilità, o che attivi una politica per i giovani tesa a favorire la loro crescita partecipativa e culturale, senza la quale una comunità non ha futuro, dovrebbero essere sempre incanalati dall’idea guida di generare nei cittadini quel propellente insostituibile che si chiama
“Autostima”.