Vi sono costi
"poco percepibili" che ci piovono addosso. Per esempio, per poter fare una festa paesana, la legge prevede che sia predisposto un "piano di sicurezza". Oggi leggo che, per la Fiera di San Rocco, l'Amministrazione comunale, al fine di predisporre il sopracitato documento (Piano di sicurezza), sta indicendo una procedura negoziata prevedendo una spesa di € 4.000
FONTE . E questo è solo il prologo a tanti altri costi accessori (permessi, collaudi, cartellonistica, attrezzature di sicurezza, personale ai varchi, ecc. ecc.). Un tempo si facevano le feste per raccogliere qualche soldo per la comunità... oggi, invece, bisogna spendere per questo, per quello e per quell'altro... :-)
Allora non è vero che possiamo riciclare all’infinito la plastica, la carta, il vetro, i metalli, l’organico. Se tutta questa roba la mandavamo in Cina, non è vero che il mercato riesce ad assorbirla. E se il mercato non l’assorbe, vuol dire che la qualità non è la stessa della materia di partenza. Bensì più bassa. E a ogni riciclo è vero che degrado la materia sempre di più e alla fine produco scarti (tanti) che devono essere smaltiti. Peccato che esistano solo due modi di smaltimento finale: il recupero energetico tramite l’incenerimento e la discarica.
Molti comuni si potevano fregiare del titolo di grande riciclone, perché avevano raggiunto valori elevatissimi di raccolta differenziata (80%, 90% e via). Senza preoccuparsi se poi la roba veniva davvero riciclata in prodotti tali da poter stare sul mercato. E per forza: spariva. Tutti contenti, quindi. Il mantra rifiuti zero era salvo.
Ora però, in Italia abbiamo i capannoni pieni di questa roba e non sappiamo più dove metterla. Ogni tanto qualcuno gli dà fuoco. I prezzi sono saliti alle stelle. Gli imprenditori iniziano ad agitarsi perché rischiano di fermare le produzioni. Il rischio che salti tutto con un’emergenza rifiuti è elevatissimo. E per costruire impianti ci vogliono anni.
(così scrive Claudio Mazzari, ingegnere, su "Libertà" di giovedì 6 dicembre, a pag. 45)