24/06/17
MarinoLa soluzione del problema siccità richiede una politica di previsione e prevenzione
Egregio Direttore, vorrei esprimere alcune considerazioni in merito al problema della siccità che sta investendo tutta la nostra Provincia.
Analizzando alcuni documenti pubblici risulta che negli ultimi 17 anni le annate siccitose sono state almeno nove e il 2017 è stato il peggiore. E’ inoltre stato misurato ed è quindi noto che nel piacentino in questo lasso di tempo la velocità dei prelievi acquiferi antropici è maggiore delle capacità di ricarica naturale delle falde.
Questo serve a capire che il fenomeno di abbassamento del livello delle falde sotterranee è risaputo da tempo, ma non mi pare che gli Enti competenti (politici, pubblici o consortili) abbiano preso misure adeguate a risolvere il problema in modo definitivo. Ci sono stati vari comunicati, nel maggio 2011, gennaio 2012, gennaio 2016 e aprile 2017 per evidenziare la scarsità di precipitazioni, ma la politica dei comunicati stampa è poco risolutiva.
Così come quella delle ordinanze comunali, arrivate a situazione già emergenziale e che colpiscono l’uso domestico, colpevole solo del 27% dei prelievi di acque da falda, mentre il restante 73% viene suddiviso tra agricoltura, industria e irriguo, stranamente non colpite da nessun provvedimento.
Oltretutto queste ordinanze sono disomogenee: Podenzano, Lugagnano, Nibbiano e altri comuni hanno limitazione sulle 24 ore mentre ad esempio Cadeo, Gossolengo, Rottofreno, Bobbio solo dalle 7 alle 22, addirittura Cortemaggiore non ha attivato nessuna ordinanza, come se le falde da loro non avessero problemi.
A mio avviso sarebbe stato più utile intervenire con limitazioni più accettabili e omogenee a livello provinciale, già dalla primavera, sia in campo domestico (buone pratiche di riutilizzo delle acque) che in campo agricolo/industriale, incentivando o imponendo le irrigazioni con tubi gocciolanti (o analoghi sistemi virtuosi) e vietando l’irrigazione a pioggia (non parliamo poi dell’irrigazione del mais per biomassa, eticamente assurda). Infatti bisogna immaginare le risorse idriche di falda come un contenitore da cui tutti attingono, pozzi privati, sorgenti, acquedotti, contribuendo tutti all’abbassamento dei livelli.
Una menzione a parte merita il livello di perdite dell’acquedotto, che dagli ultimi dati pubblicati (2012) risulta circa pari al 29% nel piacentino, con punte del 59% nel comune di Farini o 52% a Gazzola e Ponte dell’olio (si consideri che nei comuni più virtuosi, come Macerata e Mantova, le perdite sono rispettivamente l’8% e il 12%). A tal proposito, sul capitolo investimenti, Ireti è in linea con il piano d’ambito approvato da Atersir? Nel 2012 l’ex presidente della Provincia era in procinto di avviare una battaglia con l’allora Iren per i mancati 15 milioni di investimenti del settore idrico e sarebbe interessante sapere se il piano di rientro è stato effettuato o se è finito tutto in una bolla di sapone.
Queste considerazioni non vogliono essere una scusante per sprechi o usi impropri della risorsa “acqua potabile”, bene indispensabile per mantenere una qualità di vita degna di una società moderna e responsabile, però occorre che la presa di coscienza etica e ambientale sia un dovere di tutti, l’emergenza idrica non si risolve colpendo sempre e solo i cittadini e tantomeno passando di punto in bianco dal possibile utilizzo illimitato al blocco emergenziale assoluto, perchè il compito della politica è proprio quello di previsione, prevenzione e risoluzione dei problemi.
Maserati Andrea
Podenzano
Da Libertà del 24/06/2017