Ponte dell'Olio

12/05/17
Marino

Gli effetti del Jobs Act a Piacenza

Gli effetti del Jobs Act sul mercato del lavoro piacentino sono stati analizzati dall’Ufficio Statistica della Provincia di Piacenza. In sintesi emerge che, a livello provinciale, l’obiettivo di spostare in modo strutturale la distribuzione dei nuovi contratti di lavoro a vantaggio di quelli a tempo indeterminato, non è stato raggiunto. Qui lo studio completo  FONTE .

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11/05/17
Gianpiero

La favola diventa realtà

Leggendo Libertà di stamane sembra abbastanza chiaro che, con ogni probabilità, la mia su San Damiano non rimanga una favola, ma sia destinata a diventare una perfida realtà!

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👨 Rikk   18/05/17 14:55 ® 2316
Nuove tante risorse 😊😊😊....
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07/05/17
Gianpiero

La Favola di San Damiano

Tra poco più di un mese (salvo improbabili ripensamenti dell'ultima ora) l'aeroporto di san Damiano cesserà di essere gestito dalla gloriosa Aeronautica Militare, per divenire chissà che.
Non è nel territorio del Comune di Pontedellolio, ma appena, appena oltre i suo confini e d'altra parte lo costeggiamo in tanti, quasi tutti i giorni, per andare a Piacenza o Carpaneto o altre località ad est, per cui forse quualcuno anche dei lettori di questo sito potrà fare qualche sorriso (o qualche meditazione) sulla favola che Vi voglio raccontare. Mi scuso se è un po' lunga, ma ... come tutte le favole ...

La Favola di San Damiano

C’era una volta un santo che si chiamava Damiano, infatti era da tutti conosciuto come San Damiano. Era un santo particolarmente rivolto all’alto, così che aiutava tanti ad elevarsi fino a volare in cielo (addirittura lo fecero persino genti non del suo paese, ma provenienti dalla Germania).

San Damiano, grazie ai suoi contatti con il cielo, poté fare dei veri e propri miracoli in aiuto anche ai suoi confratelli: San Giorgio, San Polo, San Carpaneto … (… no questo non era un santo, ma fu miracolato ugualmente pure lui).

Tutto procedeva bene ed era prevedibile che di lì a qualche anno avrebbe potuto andare ancora meglio, con la venuta di più moderni mezzi per andare nel cielo.

Ma ecco, un giorno, arrivare San Matteo, o come tutti dicevan Renzi (spero mi perdoni Manzoni per il riferimento quasi blasfemo ai suoi “Sposi”).

A dire il vero, questo San Matteo, non è che fosse proprio un santo, ma lui lo credeva, insieme ad altri. Del resto era accompagnato e protetto dal suo Angelino (custode) ed era protettore dei Boschi e dei pascoli toscani (abitualmente detti PASCHI) e di un Rio.

Ma San Matteo, ed il suo Angelino, anziché coloro che andavano per cielo, preferivano quelli che andavano per mare, soprattutto il Mediterraneo. Poiché, pensavano, quelli che vanno per cielo sono pochi e al più possono VOLARE, mentre quelli che vanno (vengono) per mare, in un domani non troppo lontano, potranno VOTARE!

Un giorno però, San Matteo, con il suo Angelino, si resero conto che quelli che andavano per mare stavano costando un sacco di quattrini, per cui, consultatisi anche con la signora Pina, decisero di risparmiare tagliando le ali a quelli che andavano per cielo.

San Damiano, San Giorgio e gli altri confratelli miracolati si indignarono, vi fu una levata di scudi e proteste da parte di tanti, a diversi livelli. Vi fu anche chi andò a protestare a Roma, dal Nazareno (ma non quello conosciuto in Vaticano). Ma il Nazareno, biblicamente sentenziò: “Stai sereno. Protesta di meno. Mettiti buono buono nelle mie mani e presto siederai (avrai un seggio) accanto a me, nel paradiso di Montecitorio”.

Così gli animi, come raccomandato dal Nazareno, si serenarono e il silenzio prese il posto del rombo dei reattori di San Damiano.

Un altro problema però iniziò a richiedere una soluzione da parte di San Matteo, con il suo fido Angelino (che nel frattempo era risalito ad un Ordine angelico superiore, più estero), e del suo tanto tanto Gentile successore: quelli arrivati per mare stavano diventando troppi, distribuiti sulla terraferma. Cosa che dava origine a proteste da parte di chi parlava di invasione del territorio.

Il tanto tanto Gentile, con i suoi prodi, progettò quindi di concentrare gli arrivati dal mare in appositi centri e strutture ubicati fuori dalle città e in stretta prossimità di aeroporti. Ciò che avrebbe consentito, tra l’altro, di movimentare quei “poveretti” direttamente con gli aerei, in modo molto riservato, anziché con i gli autobus che potevano essere intercettati e testimoniare il numero dei trasferiti. Quindi niente più proteste paesane contro gli autobus.

Improvvisamente una “brillantissima” idea: perché cercare o realizzare appositamente strutture in prossimità di aeroporti, quando un aeroporto, funzionante e con già tante strutture vuote lo abbiamo già? Le strutture sono addirittura dentro il sicuro recinto, bastano pochi lavori di adattamento e possono ospitare una quantità di persone, in modo sicuro e soprattutto riservato.

Ah sì? Ma qual è questo aeroporto?

Facile! Quello di quel povero San Damiano, che ci regala la signora Pina. Se poi dovesse servire una dependance, si potrebbe sempre chiedere anche quella di San Polo.

Fu così che San Damiano, San Giorgio, San Polo e San Carpaneto (diventato santo nel frattempo, quale martire sopportatore) divennero santi multirazziali e venerati in diverse religioni.
Accanto al pero fiorito di mamma Rosa sorse una piccola moschea, con il minareto molto basso però, per non interferire con il volo degli aerei in arrivo da Lampedusa e Trapani (poi forse anche direttamente da Tripoli).

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03/05/17
Marino

Sospesi i trasferimenti erogati dallo Stato ad alcuni Comuni

Ogni anno i Comuni e le Unioni di comuni devono inviare allo Stato le informazioni previste dal Dlgs 216/2010. Il non rispetto della scadenza dell'adempimento comporta “... la sospensione, sino all'adempimento dell'obbligo di invio delle informazioni, dei trasferimenti a qualunque titolo erogati all'Ente locale e la pubblicazione dell'ente inadempiente nel sito internet del Ministero dell'interno... “. A questo link  FONTE  la lista dei comuni a cui lo Stato ha sospeso i trasferimenti a qualunque titolo erogati. I comuni piacentini inadempienti, e a cui lo Stato ha sospeso i trasferimenti, sono: Agazzano, Alseno, Cadeo, Gossolengo, Gragnano, Pecorara, Pontenure, Carpaneto, Gropparello, Podenzano, San Giorgio, Vigolzone.  FONTE 

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👨 Rikk   06/05/17 13:44 ® 2314
No noo nooo nel virtuoso Podenzano??? No non ci posso credere.....
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30/04/17
MattiaPascal

Big match

Oggi al Cementirossi era in programma l'incontro decisivo del campionato di Seconda Categoria. Che vedeva di fronte (all'ultima giornata) proprio le prime due della classifica, separate da soli due punti.
La partita (purtroppo) è finita in parità, 0-0. Un risultato favorevole al Rottofreno che ha così confermato il proprio primato.
Dunque complimenti alla squadra ospite che vince il campionato ed è promossa in Prima.
Quanto alla Pontolliese Gazzola, è ora attesa dai playoff (dove in semifinale incontrerà lo Ziano). Che da profano non credo assegnino di diritto un'altra promozione, ma solo un posto in graduatoria per eventuali ripescaggi. Comunque sia, in bocca al lupo...

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27/04/17
Marino

Rifiuti...

Uno degli indicatori più significativi per capire se funziona la politica di gestione dei rifiuti (indicatore che dà anche un'indicazione sul grado di civiltà di una comunità) è rappresentato dalla quantità di rifiuti inviati in discarica o ad incenerimento: i cosiddetti "Rifiuti urbani non differenziati", quelli che mettiamo nei contenitori neri al sabato mattina.

Nel 2011, tutti i comuni della Provincia, mandavano in discarica /inceneritore 68.120.000 kg. Gradualmente questa quantità si è ridotta ai 61.475.000 kg del 2015. Es. (pro capite 2015 kg): San Giorgio 114, Cortemaggiore 127, Gragnano 132, Cadeo 134, Villanova 136, Pontenure 136, Podenzano 137, Monticelli, 138, Sarmato 141, Gossolengo 146, Agazzano 150, Rottofreno 154, Caorso 160, Fiorenzuola 162, ecc.

Questo l'andamento dei rifiuti mandati in discarica/inceneritore a San Giorgio:
2011 831.590 kg abitanti 5.823 pro capite 143 kg
2012 710.930 kg abitanti 5.801 pro capite 123 kg
2013 632.880 kg abitanti 5.809 pro capite 109 kg
2014 621.410 kg abitanti 5.810 pro capite 107 kg
2015 661.720 kg abitanti 5.792 pro capite 114 kg

Questo l'andamento dei rifiuti mandati in discarica/inceneritore a Ponte dell'Olio:
2011 922.600 kg abitanti 4.904 pro capite 188 kg
2012 874.790 kg abitanti 4.921 pro capite 178 kg
2013 903.280 kg abitanti 4.874 pro capite 185 kg
2014 917.370 kg abitanti 4.805 pro capite 191 kg
2015 936.820 kg abitanti 4.794 pro capite 195 kg
2016 981.390 kg abitanti 4.751 pro capite 207 kg

Osservando i comportamenti della mia famiglia, dei miei vicini di casa, di alcuni amici con cui si parla di ambiente, mi sarei aspettato un costante calo dell'indifferenziata... Bho! Che appassionante mistero.... ;-)

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26/04/17
MattiaPascal

Littorina

Sbaglio o nell'aprile di cinquant'anni fa (per la precisione il giorno 30) cessava il suo onorato servizio la ferrovia Piacenza - Bettola?
Col senno di poi, nell'epoca in cui da più parti viene elogiato il trasporto su rotaia e messo sotto accusa (almeno a parole) quello su gomma, chissà se fu una scelta giusta...

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👨 Gianpiero Nani   29/04/17 09:08 ® 2311
E con costi non esorbitanti avrebbe potuto venire prolungata fino alla liguria, diventando così la autentica direttissima ferroviaria tra Milano e Roma. Ma quando certi amministratori hanno una visione che non va al di là della punta del proprio naso!?
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23/04/17
Marino

Consiglio comunale venerdì 28 aprile 2017

Ore 21.00
1. Approvazione verbali della seduta precedente;
2. Comunicazioni del Sindaco;
3. Variazione al Bilancio di Previsione 2017/2019 ed al Documento Unico di Programmazione;
4. Programma triennale Opere Pubbliche 2017-2019. Modifica;
5. Approvazione Rendiconto Esercizio 2016;
6. Autorizzazione all'alienazione di reliquato stradale in Località Pregrossa;
7. Consorzio Ambientale Pedemontano – Determinazioni.

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20/04/17
MattiaPascal

Dal Brasile a Ponte

Chi l'ha detto che il rosario è frequentato prevalentemente da donne? A Ponte dell'Olio le cose vanno diversamente dalla tradizione. Da un anno don Mauro Bianchi ha deciso di invitare gli uomini della sua parrocchia per il rosario. Ogni quindici giorni, la sera del mercoledì, un gruppo di uomini - intorno alla decina, con picchi di venti persone - si ritrovano per recitare insieme le preghiere.
Spiega don Mauro: "Siamo partiti l'anno scorso, ci troviamo ogni due settimane al mercoledì sera alle 20,30 nei locali della parrocchia, per una mezzora di tempo. Noto con soddisfazione che si è creato un bel gruppo, vengono volentieri e scoprono la ricchezza della preghiera".
L'esperienza viene da molto lontano. Don Mauro ha importato questa tradizione dal Brasile, dove è stato missionario a Picos.
Al termine del rosario, ovviamente, c'è spazio anche per qualche comunicazione sull'attività della parrocchia e fare due chiacchiere in compagnia.

(da "Il nuovo giornale" di giovedì 13 aprile, articolo di Filippo Mulazzi a pag. 30)

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15/04/17
Gianpiero

A campane legate

Negli anni cinquanta, quando abitavo in fondo al Borgo, ricordo che, nei giorni della passione e morte di Nostro Signore, le campane non suonavano (si diceva venissero legate) in segno di lutto, fino al nuovo festoso scampanìo coincidente con l'annuncio della resurrezione durante la messa pasquale di mezzanotte. In quei giorni, quindi, i rintocchi che quotidianamente indicavano alla gente il mezzogiorno e l'ora dell'Ave Maria venivano sostituiti dal suono di due strumenti particolari, portati in giro da chierichetti di "grado elevato". Uno era formato da una grossa conchiglia, con un foro ad una estermità, attraverso cui si soffiava, ed emetteva un suono simile a quello di un corno. L'altro era costituito da una sorta di tavola con applicate due speci di maniglie incernierate, le quali, con lo squotimento della tavola medesima, battevano alternatamente, generando un fragoroso "clap, clap". I due chierichetti partivano dalla chiesa di San Giacomo e percorrevano tutta la borgata, suonando i due strumenti, per poi rientrare in canonica. Io ho lasciato Ponte nel '60 per cui non ho idea se, e fino a quando, sia continuato quel rito e non ricordo più come denominassimo quegli strumenti. Tra i gentili lettori forse c'è qualcuno che magari li ha suonati a quei tempi? Nel caso, mi può ricordare anche come fossero chiamati in gergo (in dialetto) e fino a quando siano stati usati? Grazie.
Colgo l'occasione per augurare una Serena e buona Santa Pasqua a tutti coloro che la celebrano NON SOLTANTO come la domenica che origina il Lunedì di Pasquetta.

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👨 Paolo   15/04/17 14:33 ® 2306
Buona Pasqua a tutti i pontolliesi
👨 Mattiapascal   16/04/17 15:51 ® 2307
Tiriamo a indovinare (almeno per il secondo strumento): forse batai? Digitando su google le parole "batai settimana santa" fra i risultati esce il richiamo a una pagina del sito carrone.it, dedicata al dialetto di quella località piemontese. Fra le altre parole c'è anche batai. La cui definizione è: strumento in legno formato da una tavola con fissate delle maniglie ai due lati usata dai ragazzi nella settimana santa. Comunque, nel caso avessi indovinato, il merito è di mia madre. Che per prima mi ha suggerito batai...
👨 Gianpiero Nani   17/04/17 10:18 ® 2308
Grazie a Mattia almeno per l'interessamento. Qualcuno mi ha suggerito "barlaca" per quanto riguarda la tavola. Mi sembra un po' strano comunque che nessuno se ne ricordi, non si tratta di cose di cento anni fa, chi li suonava dovrebbe avere più o meno intorno ai 75 anni (ipotizzando che ne sia cessato l'utilizzo giusto nel '60, quando sono andato via da Ponte.
👨 Rikk   17/04/17 10:33 ® 2309
Il problema non è chi se lo ricorda, ci sono e come se ci sono, ma chi legge ponteweb..... 😊😊😊
👨 Andrea M.   19/04/17 08:59 ® 2310
Barlaca, confermo che a Rivalta si chiamava cosi, parliamo degli anni 80, io ne ho 40. Una tavola di legno con due ferri a U incernierati.
👨 Alessio   30/04/17 17:47 ® 2312
Finora non ho avuto il tempo di chiarire il problema linguistico relativo al nome dello strumento utilizzato il venerdì santo, in sostituzione delle campane „legate“, per segnalare il mezzogiorno e, se ben ricordo, l’ora di „vespro“, cioè la conclusione della giornata lavorativa. Allora (fra il 1946 e il 1953) ero „chierichetto“ e spesso ho compiuto il sevizio di suonare la „conchiglia“ e la „barlacca“ (così veniva chiamata e in questa forma mi è rimasto nella memoria). Il fatto che ci siano giovani che sono scientificamente curiosi di conoscere con precisione il termine e la funzione dello strumento cui il termine si riferisce, lo trovo segnale eccezionale del desiderio di non perdere il contatto con belle tradizioni che, purtroppo, sono scomparse e/o destinate a scomparire. Il termine è reperibile sia nel vecchio Vocabolario Piacentino-Italiano di Lorenzo Foresti, sia nel Vocabolario Piacentino-Italiano, scientificamente ineccepibile, di mons. Guido Tammi. In realtà la forma corretta piacentina è quella di barlocca „bàttola“, strumento appunto che s’adoperava nella settimana santa in luogo delle campane: batt la barlocca (o barlacca) significava appunto „scuotere la bàttola“ (bàttola = battere). Il termine non era solo utilizzato in ambiente chiesastico. In realtà con il termine „bàttola“ s’indicava anche, innanzitutto, un arnese di legno il quale, nel girare che fanno le macine del mulino si alza e si abbassa provocando un rumore assordante. Di qui l’ampliamento semantico del termine allo strumento usato nella tradizione cristiana della settimana santa. Pertanto bàttola è il termine toscano e barlocca quello piacentino. La forma barlacca (invece di barlocca) si spiega con un procedimento fonetico, che qui non sto a spiegare per non appesantire questa nota e non tediare chi legge, come anche, per le stesse ragioni, tralascio la possibile derivazione etimologica. Cordialità: Alessio Fontana.
👨 Gianpiero Nani   02/05/17 17:17 ® 2313
Un grazie di cuore al gentile Alessio che mi ha confermato uno dei tanti ricordi di quei tempi, che spesso mi frullano nella memoria, ma che col passare degli anni tendono sempre più a perdere qualche sfumatura o qualche particolare. Seppure il nome non mi suggerisca al momento una conoscenza diretta, fatti i debiti conti è quasi certo che lo abbia dunque sentito e/o visto passare suonando, dal momento che ho abitato fino al 1957 giusto nella prima casa del borgo (via Vittorio Veneto, 1). Purtroppo oltre alle belle tradizioni, stiamo rischiando di perdere anche le "radici stesse" del nostro passato e del nostro Paese, e ogni volta che passo lì, all'inizio del borgo, mi guardo intorno e osservo con tanta tristezza l'abbandono e il vuoto di tutte quelle case disabitate (compresa quella dove sono nato ed ho abitato) e mi si stringe davvero un po' il cuore temendo (credo non sia difficile prevederlo con i tempi che corrono) di vedere un giorno comparire all'improvviso la recinzione di un cantiere che si appresta ad abbatterle o snaturarle abominevolmente. A questo punto, immagino che qualcuno obietterà "... in nome del progresso". Certo, certo, però io so che a quei tempi Pontedellolio (e lo scrivo tutto attaccato come ci hanno insegnato allora a scuola) era un paese dove si viveva bene: ora e nel futuro ... non lo so.
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