Ponte dell'Olio

19/02/14
Marino

Edifici scolastici - Il punto sulla situazione

Il Ministero, nell'ambito degli interventi di edilizia scolastica, ha deliberato un contributo di 50.000 euro a favore degli edifici scolastici di Rivergaro. Questo scrive oggi Libertà.
  
19/02/14
MattiaPascal

Siamo ancora in democrazia?

E allora faccio una provocazione: non c'è un paese al mondo in cui la legge elettorale debba per forza garantire la maggioranza in Parlamento a qualcuno, anche se non ha i voti a sufficienza.
Per dire: prendiamo i sistemi maggioritari (a collegi uninominali) in Francia e Gran Bretagna. Anche in quei parlamenti può benissimo verificarsi una situazione tripolare, senza che nessuno abbia una maggioranza e con la conseguente necessità di un governo di coalizione. Ad esempio, è quanto accaduto in Gran Bretagna con le elezioni del 2010 (dopo le quali dovettero allearsi conservatori e liberaldemocratici). E nulla esclude che in futuro possa accadere anche in Francia...
Diciamo che quel che noi vorremmo fare col premio di maggioranza (scelta del governo da parte dei cittadini), altrove lo realizzano con l'elezione diretta del presidente. Ma in genere in quei paesi c'è anche l'effettiva divisione e indipendenza fra i poteri esecutivo e legislativo (che possono benissimo essere di colore diverso, vedi ad esempio gli Stati Uniti...).
Post scriptum. In questi anni se ne sono sentite di tutti i colori contro il Porcellum (non da parte mia, se non per l'assenza di una soglia minima oltre cui fare scattare il premio di maggioranza). Qualcuno potrebbe dirmi che differenza c'è con l'Italicum che sta per essere introdotto? Entrambi hanno il loro nucleo fondamentale nel premio di maggioranza alla coalizione che prende un voto in più (e poco cambia venga assegnato al primo o secondo turno...).
  
19/02/14
Marino

Proposta ai candidati a sindaco - Andamento anagrafico e Saldo di cassa

Un indicatore della percezione della qualità della vita a Ponte è il trend dei flussi anagrafici (si viene ad abitare a Ponte o si abbandona Ponte?). Ciò premesso formulo una domanda ai candidati sindaco: se sarai eletto ti impegni a pubblicare, ogni mese, sul sito web dell'Ente, il Bilancio demografico (*) del mese precedente?
(*) Popolazione inizio periodo - Nati - Morti - Saldo Naturale - Iscritti - Cancellati - Saldo migratorio e per altri motivi - Unità in più/meno dovute a variazioni territoriali - Popolazione fine periodo - di cui Stranieri.

Un indicatore dello stato di salute dei conti pubblici è il Saldo di Cassa.
Ciò premesso formulo una domanda ai candidati sindaco: se sarai eletto ti impegni a pubblicare, ogni fine mese, sul sito web dell'Ente, il Saldo di Cassa completo di riscossioni e pagamenti del periodo ?
  
19/02/14
Giovanni

Siamo ancora in democrazia?

Caro Mattia, forse la mia nota non è sufficientemente chiara e non trasmette bene il suo contenuto o forse esiste un freno lessicale che impedisce l'interpretazione corretta del pensiero che ho cercato in qualche modo di esprimere.

N.B- Nella mia nota ho definito per analogia “matterellum” il sistema elettorale in atto perché con la pronuncia della Consulta, si torna a grandi linee, pur con le opportune variazioni, a una sorta di Mattarellum, un sistema che tuttavia tiene conto delle modifiche apportate dalla Corte, modifiche che ho comunque indicato sommariamente nella citazione precedente (vedi proporzionale puro, senza premio di maggioranza).

Tornando al tema ribadisco che non sono contrario al voto e vorrei ricordare che non viviamo in un paese dove il popolo non si pronuncia da anni.

L’ultima votazione in Italia è avvenuta 360 giorni fa.
Per la cronaca non è ancora passato un anno, abbiamo votato il 24-25 febbraio 2013. L’esito nefasto di quella tornata (ovviamente il termine negativo si riferisce alla traballante governabilità) è sotto gli occhi di tutti.

Tenuto conto dei tempi tecnici, potremmo rivotare entro l’estate o in autunno, ma prima servirebbe, a parere di molti, una nuova legge elettorale. E questo è anche il mio pensiero che ben sintetizza la nota precedente.

Il voler ora ripetere un rito con le regole inadeguate al panorama di scelta degli elettori, vedi il “Modificatum “ in atto, ben sapendo che dopo il voto non uscirebbe una maggioranza omogenea in grado di governare è, a mio modesto avviso, una scelta dannosa ma utile ad alcuni per sfuggire e rimandare come sempre alle calende greche la soluzione dei problemi che assillano questo Paese

L’ingovernabilità è il peggiore dei danni che ci possiamo augurare. Con queste regole potremmo pure votare ogni sei mesi, ma non è perseguendo questa pericolosa e deleteria instabilità di governo che si aumenta il livello di democrazia.

A ben vedere l’instabilità del parlamento può piacere solo a quelle forze politiche non si pongono il problema di governare; a loro, di norma, basta una comoda rendita di posizione che non esiga mai la verifica diretta delle soluzioni proposte.

In tutti i casi ogni opinione sul tema che sollecita il nostro amabile dibattito è legittima, discutibile, confutabile e proponibile, meglio ancore se argomentata e supportata da elementi concreti. saluti.
  
18/02/14
MattiaPascal

Siamo ancora in democrazia?

Non sono d'accordo con Giovanni e dico: beati gli Stati Uniti dove ogni due anni si rinnova l'intera Camera e un terzo del Senato. Insomma i politici devono rendere conto spesso del loro operato agli elettori (e si sa che l'occhio del padrone ingrassa l'asino...).
Post scriptum. Anche i migliori sbagliano: e allora mi perdonerà Giovanni se dico che la legge attualmente in vigore non si chiama Mattarellum (sistema in vigore alle elezioni '94, '96, 2001 e che era basato per il 75% sui collegi uninominali maggioritari). Il proporzionale con sbarramento che abbiamo ora si potrebbe chiamare Consultellum, vista la sua paternità...
  
18/02/14
Giovanni

Siamo ancora in democrazia?

Un po’ di pragmatismo.

Tutti vogliamo un cambiamento e tutti istintivamente pensiamo che il voto immediato sia l’unica strada democratica percorribile per girare pagina.
Ma scusate, qualcuno si è posto la domanda: Votare in quali condizioni e per ottenere cosa? E quante volte dovremmo votare nel giro di un anno per garantirci la governabilità?

Tutti a gridare al complotto per il mancato scioglimento delle camere, (tutti infervorati per dare immediatamente la parola al famoso "popolo", ma è mai possibile che nessuno fotografi la realtà e metta chiaramente in conto (con dati concreti e non con gli slogan) cosa succederebbe se andassimo a votare ora con la legge elettorale uscita dalla sentenza della Corte Costituzionale?

Senza interpellare un veggente, è certo che ci ritroveremmo dopo due mesi di blocco dei lavori in Parlamento e di snervante campagna elettorale, al punto di partenza.

Stante le previsioni di voto e i meccanismi di ripartizione dei seggi, potremmo ritrovarci in una situazione ancor più pesante, con più soggetti “affamati “ in parlamento e con una situazione ancor più ingarbugliata.

Con il mattarellum, infatti, (modificato con proporzionale puro e senza premio di maggioranza) e a parità di votanti, chi aspirasse a governare senza accordi né coalizioni, vedi ad esempio la lista Grillo, dovrebbe assicurarsi molti milioni di voti in più di quelli ottenuti dal movimento pentastellato nel febbraio 2013, quando prese 8,7 milioni di voti circa.

Stante la situazione in atto e dopo l’ascesa in politica di Grillo, nessuna legge elettorale, senza premio di maggioranza, potrebbe assegnare la vittoria assoluta ad una singola coalizione omogenea.

Ancora una volta, dunque, ci troveremmo dopo qualche mese senza una maggioranza vera, né un Governo in grado di governare.

A quel punto dovremmo nuovamente pensare a una grande coalizione (e abbiamo già visto cosa ha prodotto) per fare una legge elettorale (sempre che ci si riesca) in grado, nella sua formulazione, di mandare al governo un blocco omogeneo e non due o tre forze antagoniste forzatamente alleate solo per annullarsi a vicenda.

Con una nuova legge più affidabile in termini di governabilità, dovremmo allora sciogliere nuovamente le Camere, avviare un nuova campagna elettorale e tornare al voto. (nel caso sarebbe la terza volta in meno di due anni9.
Avrebbe senso tutto ciò?
Ma soprattutto, il Paese potrebbe allegramente permettersi questo costoso doppio passaggio?

Va ricordato che il costo sostenuto per la precedente tornata elettorale del 2013 è stato di 389 milioni di euro di cui solo una piccola parte per l’accorpamento con elezioni amministrative Di questi, 315 milioni di euro sono andati a carico del ministero dell’Interno. Infine, senza stabilità né governi pienamente operanti, dovremmo mettere in conto un possibile e quanto mai rischioso aumento dei tassi d’interesse sul debito. E’ bene ricordare che a parità di altre condizioni, un punto in più di spread ci costerebbe dopo solo tre anni oltre 19 miliardi di maggiori spese per interessi.

Alla luce di questi fatti è così assurdo e antidemocratico pensare che al Paese non convenga votare con questa legge (pseudo mattarellum) così priva di meccanismi e di soluzioni adatte a formare governi stabili?

E’ così antidemocratico ritenere che un accordo per una legge elettorale che dia maggiori garanzie di governabilità debba trovarsi ora o quantomeno prima del voto?
:-o
  
18/02/14
Lucia

I nostri ragazzi lasciati soli nella palude dei «Mi Piace»

L’anno scorso, un’amica di mia nipote, una ragazza bella, solare, con una famiglia unita alle spalle, ha preso la pistola del padre e si è ammazzata, lasciando dietro di sé poche parole. Giorni vuoti e senza significato.

Sempre più spesso le cronache ci riportano atti di autodistruzione da parte di adolescenti, come se un’invisibile marea avesse trascinato con sé la loro energia vitale. Al di là della cronaca, che può essere falsata dall’obbligo del sensazionalismo, chiunque abbia a che fare con dei ragazzi, sa che la cifra fondamentale di molti di loro è la disperazione. Una disperazione ovattata, rassegnata, che conduce a una vita di autodistruttiva sregolatezza, quando non di apatia patologica.
Ragazzi che, da un giorno all’altro, decidono di abbandonare la scuola senza una vera ragione, rinchiudendosi nelle loro camere a vivere una vita puramente virtuale - sindrome già diffusa nel decennio scorso in Giappone - sono ormai una realtà diffusa, così come lo è il ricorso a un continuo stato di stordimento, vuoi per l’eccesso di alcol, vuoi per l’uso protratto di droghe. La sensazione che si prova, frequentandoli, è quella che cavalchino un’onda che li mantiene sempre sulla superficie della realtà. L’irrompere del mondo digitale, con la conseguente smaterializzazione dei sensi reali e il predominio del chiacchiericcio, lo sgretolarsi di quello che fino a trent’anni fa erano delle realtà educative - scuola, chiesa, famiglia - e l’imporsi di un mondo ormai drammaticamente femminilizzato - privo cioè di un qualsiasi principio di autorità, che li aiuti a portare lo sguardo al di là dell’orizzonte ovattato del sentimentalismo - rendono sempre più difficile immaginare una qualche forma di intervento.

Eppure, da qualche parte bisogna pure incominciare, perché lo strazio di queste adolescenze non più in grado di impiegare la magnifica energia della loro età non è più tollerabile. Innanzi tutto, dato che non siamo monadi senza porte e senza finestre, ma veniamo al mondo in un contesto sociale - del quale un giorno verremo chiamati a fare attivamente parte - chiediamoci cosa offre la nostra società a chi viene al mondo. Il primo ambiente sociale ad accogliere i bambini sono i giardinetti, che spesso sono sporchi, trasandati, ricoperti di scritte. Poi c’è la scuola. La maggior parte degli edifici scolastici sono in uno stato di assoluto degrado. E non si parla di lavagne elettroniche, ma semplicemente di pareti, di banchi e di gabinetti. E il degrado, purtroppo, non è soltanto quello degli ambienti, ma riguarda anche la didattica. Insegnanti sottopagati, sottoposti alla continua tirannia della precarietà, ridotti all’impotenza educativa per la continua ingerenza dei genitori, avviliti nel loro desiderio di essere parte fondamentale di un processo educativo necessario alla persona e alla società.

Una mia nipote ha lasciato il liceo italiano per trasferirsi all’estero dove frequenta una scuola tedesca. La prima cosa che mi ha detto è stata: «Zia, è incredibile. Qui ti rispettano. Ti spingono sempre a dare il meglio di te, così noi studenti facciamo a gara per essere migliori. Ma quando torno in Italia vedo che i miei ex compagni fanno invece a gara per essere i peggiori. Chi riesce a prendere il voto più basso viene portato in trionfo dai suoi amici».

Dunque, un passo per innestare un vero cambiamento sarebbe quello di smettere di considerare la scuola unicamente un luogo di contrattazioni elettorali e sindacali, ponendosi invece come primo obiettivo la ricostruzione di un tessuto sociale educativo basato sul rispetto intergenerazionale e sulla riqualificazione edilizia, restituendo autorevolezza agli insegnanti e limitando fortemente le continue e deleterie intrusioni delle famiglie nella scuola.
Incoraggiare tutti a fare il meglio è l’unica base su cui costruire una società civile, degna di questo nome. Giardinetti latrina e scuole conseguenti aiutano a produrre quello che abbiamo tutti i giorni sotto gli occhi. Una società che sta scendendo sempre più i gradini dell’inciviltà, del cinismo, dell’ignoranza e dell’arroganza ottusa. Certo, ci sono i media che amplificano tutto, ci sono i tempi che cambiano vertiginosamente ma, sotto tutto questo, esiste sempre l’essere umano. E l’essere umano, nonostante i continui tentativi di manipolazione a cui assistiamo, possiede una sua natura specifica. Ed è proprio su questa natura che dobbiamo intervenire, se vogliamo cercare di cambiare davvero qualcosa.

«Ma lei davvero crede ancora nell’esistenza del bene e del male?» mi chiese un giornalista, una quindicina di anni fa. La domanda mi sconvolse, perché fino a quel momento avevo sempre considerato l’esistenza di questi due poli come un lapalissiano fondamento della realtà. Invece improvvisamente scoprivo che non era così, che quello che io credevo fondamento, non era altro che il residuo di una credenza arcaica. Nel mondo esaltato dai media, infatti, il bene e il male non hanno più alcun senso di esistere. Il «mi piace» e il «non mi piace» sono diventati il confine etico del mondo. Ma l’essere umano trova veramente la sua realizzazione nel «mi piace» o «non mi piace»? O si tratta piuttosto di una pietosa anestesia per impedire di alzare lo sguardo e correre il rischio di farsi domande più grandi?

Aver cancellato la linea di demarcazione tra il bene e il male, trasformando quest’imprescindibile scelta in qualcosa di voluttuosamente relativo, ha contribuito fortemente a trascinare le giovani generazioni in questo stato di desolante degrado, privo di orizzonti. L’essere umano, per diventare veramente tale, ha bisogno di sfide. E la prima sfida è quella di sapere cos’è il giusto e cos’è l’ingiusto, per poter poi scegliere da che parte schierarsi.

L’altro asse cartesiano di riferimento è quello del tempo. Senza la consapevolezza che il vivere, prima di ogni altra cosa, è confronto con il termine - cioè con l’oscurità che ci attende tutti - è impossibile costruire un reale cammino di crescita. Invecchiare vuol dire crescere in saggezza, e in questa crescita dovrebbe essere racchiuso il senso vero di ogni vita. Se il tempo è scandito soltanto dal soggiacere agli impulsi e dall’inseguire i consumi, non c’è alcuna speranza di poter aiutare i ragazzi a uscire dalla circolarità banalizzante che questa società ci impone.

Da che mondo è mondo, il senso della vita degli esseri umani è sempre stato compreso tra queste due coordinate. Il tempo che mi è concesso e la sfida di scegliere tra il bene e il male. Altrimenti si finisce per vagare nell’indistinto. E l’indistinto è qualcosa che genera angoscia profonda nelle persone. Per questo, per uscire dall’opacità tristemente distruttiva che li sta fagocitando, i nostri ragazzi hanno bisogno di adulti capaci di offrire loro delle sfide in questo campo, sottraendoli alla palude del «mi piace». Hanno bisogno che si riprenda a parlare loro del bene e del male e della coscienza - che è il luogo in cui questo discernimento avviene; un bene e un male non relativi, ma assoluti, il cui primo universale comandamento è «Non fare agli altri quello che non vuoi venga fatto a te stesso». Hanno bisogno soprattutto di uno Stato e di una politica che creda davvero nel loro futuro e si impegni, da subito, nelle cose più semplici, a partire dai giardinetti.

Susanna Tamaro susannatamaro.it
17 febbraio 2014 www.corriere.it
  
18/02/14
Marino

Rete gas: da... la vendiamo per 137.500 euro a... non può essere venduta e abbiamo diritto a un canone annuo di 18.000 euro e a 198.000 euro di risarcimento

Giovedì 26 maggio 2011 segnalavo che nel Consiglio comunale della sera prima, era stato deciso di inserire la "cessione del diritto di futura proprietà della rete di primo impianto – servizio gas" nell'elenco dei beni pubblici disponibili alla vendita (per un valore di 137.500 euro). Durante la trattazione dell'argomento il sindaco comunicava l'intenzione di procedere al più presto alla vendita senza attendere la scadenza della concessione e che c'era già un possibile acquirente che, oltre a pagare la cifra sopra detta, era disposto a mettere a disposizione del comune una sponsorizzazione di 7.500 euro. Il sindaco comunicava anche che la valutazione del valore della rete del gas era stata fatta "gratuitamente" da un consulente molto rinomato, un luminare "che opera da Trento alla Calabria".
Quello che mi aveva colpito, che mi aveva fatto alzare le antenne, era il luminare che gratuitamente si era messo a disposizione per valutare la nostra rete gas :-o.
A seguito di questo, dopo una ricerca su internet, mi ero convinto che la cessione della rete gas da parte dei comuni era una scelta probabilmente non ammessa ma certamente inopportuna e non lungimirante. Infatti, avere la proprietà della rete gas, e poi affittarla al gestore, sembrava proprio che comportasse importanti vantaggi economici per l'ente locale proprietario.

Il 15 giugno 2011 la Giunta delibera: "di approvare la cessione a Gas Plus Reti s.r.l. della rete di distribuzione detta di 1^ impianto costituita da ml 1961 MP E ML 6435 BP e di determinare il corrispettivo di cessione in € 137.514;".

A qesto punto il forum si attiva con determinazione e vengono trovati su internet diversi documenti che vengono segnalati sul forum. I documentati interrogativi posti dalla community di Ponteweb hanno l'effetto di far riflettere chi di dovere al punto che il 3 agosto 2011 viene deliberata una modifica/integrazione alla delibera del 15 giugno 2011.

Ulteriori interventi su Ponteweb approfondiscono il problema e il 17 ottobre 2011 viene proposta un'ulteriore serie di interrogativi così riassunti in estrema sintesi: - è ammesso cedere la rete gas? - è opportuno cederla? - è congruo il valore di 137.500 euro? - è corretta la procedura seguita?

I documenti e gli interrogativi evidenziati sono fondati dato che nel Consiglio comunale del 17 novembre 2011 il sindaco afferma che la cessione è momentaneamente sospesa perché "si sta andando con i piedi di piombo".

Il 21 dicembre 2011 la Minoranza con un'interpellanza chiede: "Se le procedure adottate per la cessione della rete Gas da questa Amministrazione siano rispettose della legislazione corrente. Il motivo per cui non si è proceduto a rispettare i termini di scadenza ope legis al 31.12.2009 e contestualmente riavviare la procedura di gara per il riaffidamento del servizio di distribuzione Gas.".

Nel Consiglio del 2 febbraio 2012 il Sindaco risponde all'interpellanza: "tutte le procedure seguite dal Comune sull’argomento in oggetto sono state legittime sulla base della normativa in materia".

(( Il 10 marzo 2012 la Giunta, avvalendosi di una possibilità ammessa dal legislatore, delibera di chiedere al gestore una somma pari a circa 25.000 euro/anno. Dopo la lettura attenta della Legge, Ponteweb evidenzia che tale esborso non sarebbe stato a carico del gestore ma solo una partita di giro a carico dei cittadini. Un mese dopo la Giunta ritira la delibera. ))

Il 2 maggio 2012 la Giunta ritira la delibera con cui aveva approvato la cessione della rete gas.

Il 6 settembre 2012 viene conferito un incarico tecnico per la valutazione della rete gas.

Il 21 novembre 2012 la Giunta delibera che "la rete di distribuzione del gas detta di primo impianto:
1. è divenuta di proprietà di questo Comune dalla data di scadenza della prima concessione (31 dicembre 1995)
2. che nell’attuale quadro normativo, come ribadito nelle sentenze e pareri richiamati in premessa, la rete deve rimanere di proprietà pubblica;
3. di ricercare un accordo con Gas Plus Reti s.r.l. in ordine al canone di locazione della rete (avendo RILEVATO che la società concessionaria non ha mai corrisposto a questo Ente un adeguato canone di locazione a partire dalla data del 1 gennaio 1996).
".

Nel Consiglio comunale del 12 giugno 2013 viene comunicato che:
- la rete gas di primo impianto è e deve rimanere di proprietà del Comune
- il gestore è tenuto a corrisponderci annualmente un canone di circa 18.000 euro.
- inoltre, per via transattiva, il gestore verserà una tantum al Comune la somma di euro 198.000 a compensazione dei canoni non pagati dal 1996.


Un risultato ben lontano da quello che ci veniva prospettato nel maggio 2011 dalla Giunta Spinola.
E tutto grazie all'impegno civico di tanti cittadini (*), grazie alla professionalità dei funzionari comunali e grazie alla disponibilità di un mezzo senza il quale tutto ciò sarebbe stato improbabile: la rete.

(*) Per Ponteweb: Alex, Cristian, Fabrizio, Marco, Marino, Mauro, Riccardo79.
  
17/02/14
MattiaPascal

Il paese che viene consegnato al nuovo sindaco

Come (vice)strillone ho degli arretrati da recuperare. E allora segnalo l'intervista al sindaco Spinola (a opera di Filippo Mulazzi) pubblicata sul "Nuovo Giornale" di venerdì 31 gennaio. Di cui (vista la lunghezza per un amanuense come me) cercherò di fare un riassunto.
Al 31 dicembre la popolazione di Ponte era di 4.876 abitanti. Però un nuovo dato ancora da verificare parla di un aumento di 18 unità nei primi giorni dell'anno. La popolazione straniera è di 419 unità.
Come tutti i Comuni abbiamo subito la riduzione dei flussi finanziari da parte dello Stato e viviamo un clima di incertezza sulle entrate.
Il problema più serio è quello delle scuole. Come Amministrazione indicheremo i progetti, i costi e le soluzioni al problema: insieme a un comitato "Quale scuola vogliamo?" decideremo il da farsi. L'idea è realizzare un nuovo complesso (elementari e medie) su un terreno comunale vicino alle scuole elementari o vicino al palazzetto dello sport.
Con l'aliquota Imu più alta per i locali pubblici con slot machines abbiamo voluto lanciare un messaggio. E' un fenomeno sociale che crea dipendenza su cui vogliamo sensibilizzare, perciò abbiamo adottato l'aliquota massima per quei bar. Gli esercenti hanno mantenuto le macchinette, ma il messaggio è stato capito dalla gente.
Entro la metà di febbraio faremo l'appalto per la costruzione nel centro sportivo Cementirossi di un nuovo bar e degli spogliatoi. E' previsto un corposo intervento di ripristino della strada verso Tollara. Realizzeremo una strada che collegherà via Bionda a via San Bono. Completeremo l'area adiacente al palazzetto dello sport con un impianto di illuminazione. Vogliamo demolire i ruderi della piscina costruita tanti anni fa e mai utilizzata.
Questi sono i punti salienti delle dichiarazioni del sindaco Spinola.
Naturalmente chi ne avesse la possibilità tecnica può sempre pubblicare la versione integrale dell'intervista (è a pag. 23). Magari insieme a quelle a don Gigi Bavagnoli e al sindaco di Vigolzone, Rolleri, altrettanto interessanti...
  
17/02/14
Marino

Proposta ai candidati a sindaco - Codice comportamento dipendenti

Rileggendo l'art.10 del "Codice di comportamento dei dipendenti comunali"  FONTE  che vieta al dipendente di pubblicare "sotto qualsiasi forma, sulla rete Internet (forum, blog, social network, ecc.) dichiarazioni inerenti l’attività lavorativa, indipendentemente dal contenuto delle dichiarazioni medesime se la dichiarazione può essere riconducibile in via diretta o indiretta al Comune di Ponte dell’Olio." ho pensato che una diversa interpretazione del concetto di trasparenza avrebbe invece potuto suggerire di incentivare il funzionario pubblico a portare all'attenzione dei cittadini gli aspetti tecnici che egli ritenesse non rispondenti all'interesse pubblico. Una tale regola infatti avrebbe rappresentato uno strumento a tutela dei cittadini, e sarebbe stata pericolosa solo per chi, a capo delle istituzioni, non avesse agito per il bene della collettività.
Ciò premesso formulo una domanda ai candidati sindaco: se sarai eletto ti impegni a modificare il Codice di comportamento dei dipendenti comunali in modo da permettere al funzionario comunale di fornire, anche di propria iniziativa, informazioni tecniche, che non ledano i diritti di terzi, utilizzando la rete Internet (forum, blog, social network, ecc.) ?