Ponte dell'Olio

18/02/14
Giovanni

Siamo ancora in democrazia?

Un po’ di pragmatismo.

Tutti vogliamo un cambiamento e tutti istintivamente pensiamo che il voto immediato sia l’unica strada democratica percorribile per girare pagina.
Ma scusate, qualcuno si è posto la domanda: Votare in quali condizioni e per ottenere cosa? E quante volte dovremmo votare nel giro di un anno per garantirci la governabilità?

Tutti a gridare al complotto per il mancato scioglimento delle camere, (tutti infervorati per dare immediatamente la parola al famoso "popolo", ma è mai possibile che nessuno fotografi la realtà e metta chiaramente in conto (con dati concreti e non con gli slogan) cosa succederebbe se andassimo a votare ora con la legge elettorale uscita dalla sentenza della Corte Costituzionale?

Senza interpellare un veggente, è certo che ci ritroveremmo dopo due mesi di blocco dei lavori in Parlamento e di snervante campagna elettorale, al punto di partenza.

Stante le previsioni di voto e i meccanismi di ripartizione dei seggi, potremmo ritrovarci in una situazione ancor più pesante, con più soggetti “affamati “ in parlamento e con una situazione ancor più ingarbugliata.

Con il mattarellum, infatti, (modificato con proporzionale puro e senza premio di maggioranza) e a parità di votanti, chi aspirasse a governare senza accordi né coalizioni, vedi ad esempio la lista Grillo, dovrebbe assicurarsi molti milioni di voti in più di quelli ottenuti dal movimento pentastellato nel febbraio 2013, quando prese 8,7 milioni di voti circa.

Stante la situazione in atto e dopo l’ascesa in politica di Grillo, nessuna legge elettorale, senza premio di maggioranza, potrebbe assegnare la vittoria assoluta ad una singola coalizione omogenea.

Ancora una volta, dunque, ci troveremmo dopo qualche mese senza una maggioranza vera, né un Governo in grado di governare.

A quel punto dovremmo nuovamente pensare a una grande coalizione (e abbiamo già visto cosa ha prodotto) per fare una legge elettorale (sempre che ci si riesca) in grado, nella sua formulazione, di mandare al governo un blocco omogeneo e non due o tre forze antagoniste forzatamente alleate solo per annullarsi a vicenda.

Con una nuova legge più affidabile in termini di governabilità, dovremmo allora sciogliere nuovamente le Camere, avviare un nuova campagna elettorale e tornare al voto. (nel caso sarebbe la terza volta in meno di due anni9.
Avrebbe senso tutto ciò?
Ma soprattutto, il Paese potrebbe allegramente permettersi questo costoso doppio passaggio?

Va ricordato che il costo sostenuto per la precedente tornata elettorale del 2013 è stato di 389 milioni di euro di cui solo una piccola parte per l’accorpamento con elezioni amministrative Di questi, 315 milioni di euro sono andati a carico del ministero dell’Interno. Infine, senza stabilità né governi pienamente operanti, dovremmo mettere in conto un possibile e quanto mai rischioso aumento dei tassi d’interesse sul debito. E’ bene ricordare che a parità di altre condizioni, un punto in più di spread ci costerebbe dopo solo tre anni oltre 19 miliardi di maggiori spese per interessi.

Alla luce di questi fatti è così assurdo e antidemocratico pensare che al Paese non convenga votare con questa legge (pseudo mattarellum) così priva di meccanismi e di soluzioni adatte a formare governi stabili?

E’ così antidemocratico ritenere che un accordo per una legge elettorale che dia maggiori garanzie di governabilità debba trovarsi ora o quantomeno prima del voto?
:-o

Diritto di rettifica

18/02/14
Lucia

I nostri ragazzi lasciati soli nella palude dei «Mi Piace»

L’anno scorso, un’amica di mia nipote, una ragazza bella, solare, con una famiglia unita alle spalle, ha preso la pistola del padre e si è ammazzata, lasciando dietro di sé poche parole. Giorni vuoti e senza significato.

Sempre più spesso le cronache ci riportano atti di autodistruzione da parte di adolescenti, come se un’invisibile marea avesse trascinato con sé la loro energia vitale. Al di là della cronaca, che può essere falsata dall’obbligo del sensazionalismo, chiunque abbia a che fare con dei ragazzi, sa che la cifra fondamentale di molti di loro è la disperazione. Una disperazione ovattata, rassegnata, che conduce a una vita di autodistruttiva sregolatezza, quando non di apatia patologica.
Ragazzi che, da un giorno all’altro, decidono di abbandonare la scuola senza una vera ragione, rinchiudendosi nelle loro camere a vivere una vita puramente virtuale - sindrome già diffusa nel decennio scorso in Giappone - sono ormai una realtà diffusa, così come lo è il ricorso a un continuo stato di stordimento, vuoi per l’eccesso di alcol, vuoi per l’uso protratto di droghe. La sensazione che si prova, frequentandoli, è quella che cavalchino un’onda che li mantiene sempre sulla superficie della realtà. L’irrompere del mondo digitale, con la conseguente smaterializzazione dei sensi reali e il predominio del chiacchiericcio, lo sgretolarsi di quello che fino a trent’anni fa erano delle realtà educative - scuola, chiesa, famiglia - e l’imporsi di un mondo ormai drammaticamente femminilizzato - privo cioè di un qualsiasi principio di autorità, che li aiuti a portare lo sguardo al di là dell’orizzonte ovattato del sentimentalismo - rendono sempre più difficile immaginare una qualche forma di intervento.

Eppure, da qualche parte bisogna pure incominciare, perché lo strazio di queste adolescenze non più in grado di impiegare la magnifica energia della loro età non è più tollerabile. Innanzi tutto, dato che non siamo monadi senza porte e senza finestre, ma veniamo al mondo in un contesto sociale - del quale un giorno verremo chiamati a fare attivamente parte - chiediamoci cosa offre la nostra società a chi viene al mondo. Il primo ambiente sociale ad accogliere i bambini sono i giardinetti, che spesso sono sporchi, trasandati, ricoperti di scritte. Poi c’è la scuola. La maggior parte degli edifici scolastici sono in uno stato di assoluto degrado. E non si parla di lavagne elettroniche, ma semplicemente di pareti, di banchi e di gabinetti. E il degrado, purtroppo, non è soltanto quello degli ambienti, ma riguarda anche la didattica. Insegnanti sottopagati, sottoposti alla continua tirannia della precarietà, ridotti all’impotenza educativa per la continua ingerenza dei genitori, avviliti nel loro desiderio di essere parte fondamentale di un processo educativo necessario alla persona e alla società.

Una mia nipote ha lasciato il liceo italiano per trasferirsi all’estero dove frequenta una scuola tedesca. La prima cosa che mi ha detto è stata: «Zia, è incredibile. Qui ti rispettano. Ti spingono sempre a dare il meglio di te, così noi studenti facciamo a gara per essere migliori. Ma quando torno in Italia vedo che i miei ex compagni fanno invece a gara per essere i peggiori. Chi riesce a prendere il voto più basso viene portato in trionfo dai suoi amici».

Dunque, un passo per innestare un vero cambiamento sarebbe quello di smettere di considerare la scuola unicamente un luogo di contrattazioni elettorali e sindacali, ponendosi invece come primo obiettivo la ricostruzione di un tessuto sociale educativo basato sul rispetto intergenerazionale e sulla riqualificazione edilizia, restituendo autorevolezza agli insegnanti e limitando fortemente le continue e deleterie intrusioni delle famiglie nella scuola.
Incoraggiare tutti a fare il meglio è l’unica base su cui costruire una società civile, degna di questo nome. Giardinetti latrina e scuole conseguenti aiutano a produrre quello che abbiamo tutti i giorni sotto gli occhi. Una società che sta scendendo sempre più i gradini dell’inciviltà, del cinismo, dell’ignoranza e dell’arroganza ottusa. Certo, ci sono i media che amplificano tutto, ci sono i tempi che cambiano vertiginosamente ma, sotto tutto questo, esiste sempre l’essere umano. E l’essere umano, nonostante i continui tentativi di manipolazione a cui assistiamo, possiede una sua natura specifica. Ed è proprio su questa natura che dobbiamo intervenire, se vogliamo cercare di cambiare davvero qualcosa.

«Ma lei davvero crede ancora nell’esistenza del bene e del male?» mi chiese un giornalista, una quindicina di anni fa. La domanda mi sconvolse, perché fino a quel momento avevo sempre considerato l’esistenza di questi due poli come un lapalissiano fondamento della realtà. Invece improvvisamente scoprivo che non era così, che quello che io credevo fondamento, non era altro che il residuo di una credenza arcaica. Nel mondo esaltato dai media, infatti, il bene e il male non hanno più alcun senso di esistere. Il «mi piace» e il «non mi piace» sono diventati il confine etico del mondo. Ma l’essere umano trova veramente la sua realizzazione nel «mi piace» o «non mi piace»? O si tratta piuttosto di una pietosa anestesia per impedire di alzare lo sguardo e correre il rischio di farsi domande più grandi?

Aver cancellato la linea di demarcazione tra il bene e il male, trasformando quest’imprescindibile scelta in qualcosa di voluttuosamente relativo, ha contribuito fortemente a trascinare le giovani generazioni in questo stato di desolante degrado, privo di orizzonti. L’essere umano, per diventare veramente tale, ha bisogno di sfide. E la prima sfida è quella di sapere cos’è il giusto e cos’è l’ingiusto, per poter poi scegliere da che parte schierarsi.

L’altro asse cartesiano di riferimento è quello del tempo. Senza la consapevolezza che il vivere, prima di ogni altra cosa, è confronto con il termine - cioè con l’oscurità che ci attende tutti - è impossibile costruire un reale cammino di crescita. Invecchiare vuol dire crescere in saggezza, e in questa crescita dovrebbe essere racchiuso il senso vero di ogni vita. Se il tempo è scandito soltanto dal soggiacere agli impulsi e dall’inseguire i consumi, non c’è alcuna speranza di poter aiutare i ragazzi a uscire dalla circolarità banalizzante che questa società ci impone.

Da che mondo è mondo, il senso della vita degli esseri umani è sempre stato compreso tra queste due coordinate. Il tempo che mi è concesso e la sfida di scegliere tra il bene e il male. Altrimenti si finisce per vagare nell’indistinto. E l’indistinto è qualcosa che genera angoscia profonda nelle persone. Per questo, per uscire dall’opacità tristemente distruttiva che li sta fagocitando, i nostri ragazzi hanno bisogno di adulti capaci di offrire loro delle sfide in questo campo, sottraendoli alla palude del «mi piace». Hanno bisogno che si riprenda a parlare loro del bene e del male e della coscienza - che è il luogo in cui questo discernimento avviene; un bene e un male non relativi, ma assoluti, il cui primo universale comandamento è «Non fare agli altri quello che non vuoi venga fatto a te stesso». Hanno bisogno soprattutto di uno Stato e di una politica che creda davvero nel loro futuro e si impegni, da subito, nelle cose più semplici, a partire dai giardinetti.

Susanna Tamaro susannatamaro.it
17 febbraio 2014 www.corriere.it

Diritto di rettifica

18/02/14
Marino

Rete gas: da... la vendiamo per 137.500 euro a... non può essere venduta e abbiamo diritto a un canone annuo di 18.000 euro e a 198.000 euro di risarcimento

Giovedì 26 maggio 2011 segnalavo che nel Consiglio comunale della sera prima, era stato deciso di inserire la "cessione del diritto di futura proprietà della rete di primo impianto – servizio gas" nell'elenco dei beni pubblici disponibili alla vendita (per un valore di 137.500 euro). Durante la trattazione dell'argomento il sindaco comunicava l'intenzione di procedere al più presto alla vendita senza attendere la scadenza della concessione e che c'era già un possibile acquirente che, oltre a pagare la cifra sopra detta, era disposto a mettere a disposizione del comune una sponsorizzazione di 7.500 euro. Il sindaco comunicava anche che la valutazione del valore della rete del gas era stata fatta "gratuitamente" da un consulente molto rinomato, un luminare "che opera da Trento alla Calabria".
Quello che mi aveva colpito, che mi aveva fatto alzare le antenne, era il luminare che gratuitamente si era messo a disposizione per valutare la nostra rete gas :-o.
A seguito di questo, dopo una ricerca su internet, mi ero convinto che la cessione della rete gas da parte dei comuni era una scelta probabilmente non ammessa ma certamente inopportuna e non lungimirante. Infatti, avere la proprietà della rete gas, e poi affittarla al gestore, sembrava proprio che comportasse importanti vantaggi economici per l'ente locale proprietario.

Il 15 giugno 2011 la Giunta delibera: "di approvare la cessione a Gas Plus Reti s.r.l. della rete di distribuzione detta di 1^ impianto costituita da ml 1961 MP E ML 6435 BP e di determinare il corrispettivo di cessione in € 137.514;".

A qesto punto il forum si attiva con determinazione e vengono trovati su internet diversi documenti che vengono segnalati sul forum. I documentati interrogativi posti dalla community di Ponteweb hanno l'effetto di far riflettere chi di dovere al punto che il 3 agosto 2011 viene deliberata una modifica/integrazione alla delibera del 15 giugno 2011.

Ulteriori interventi su Ponteweb approfondiscono il problema e il 17 ottobre 2011 viene proposta un'ulteriore serie di interrogativi così riassunti in estrema sintesi: - è ammesso cedere la rete gas? - è opportuno cederla? - è congruo il valore di 137.500 euro? - è corretta la procedura seguita?

I documenti e gli interrogativi evidenziati sono fondati dato che nel Consiglio comunale del 17 novembre 2011 il sindaco afferma che la cessione è momentaneamente sospesa perché "si sta andando con i piedi di piombo".

Il 21 dicembre 2011 la Minoranza con un'interpellanza chiede: "Se le procedure adottate per la cessione della rete Gas da questa Amministrazione siano rispettose della legislazione corrente. Il motivo per cui non si è proceduto a rispettare i termini di scadenza ope legis al 31.12.2009 e contestualmente riavviare la procedura di gara per il riaffidamento del servizio di distribuzione Gas.".

Nel Consiglio del 2 febbraio 2012 il Sindaco risponde all'interpellanza: "tutte le procedure seguite dal Comune sull’argomento in oggetto sono state legittime sulla base della normativa in materia".

(( Il 10 marzo 2012 la Giunta, avvalendosi di una possibilità ammessa dal legislatore, delibera di chiedere al gestore una somma pari a circa 25.000 euro/anno. Dopo la lettura attenta della Legge, Ponteweb evidenzia che tale esborso non sarebbe stato a carico del gestore ma solo una partita di giro a carico dei cittadini. Un mese dopo la Giunta ritira la delibera. ))

Il 2 maggio 2012 la Giunta ritira la delibera con cui aveva approvato la cessione della rete gas.

Il 6 settembre 2012 viene conferito un incarico tecnico per la valutazione della rete gas.

Il 21 novembre 2012 la Giunta delibera che "la rete di distribuzione del gas detta di primo impianto:
1. è divenuta di proprietà di questo Comune dalla data di scadenza della prima concessione (31 dicembre 1995)
2. che nell’attuale quadro normativo, come ribadito nelle sentenze e pareri richiamati in premessa, la rete deve rimanere di proprietà pubblica;
3. di ricercare un accordo con Gas Plus Reti s.r.l. in ordine al canone di locazione della rete (avendo RILEVATO che la società concessionaria non ha mai corrisposto a questo Ente un adeguato canone di locazione a partire dalla data del 1 gennaio 1996).
".

Nel Consiglio comunale del 12 giugno 2013 viene comunicato che:
- la rete gas di primo impianto è e deve rimanere di proprietà del Comune
- il gestore è tenuto a corrisponderci annualmente un canone di circa 18.000 euro.
- inoltre, per via transattiva, il gestore verserà una tantum al Comune la somma di euro 198.000 a compensazione dei canoni non pagati dal 1996.


Un risultato ben lontano da quello che ci veniva prospettato nel maggio 2011 dalla Giunta Spinola.
E tutto grazie all'impegno civico di tanti cittadini (*), grazie alla professionalità dei funzionari comunali e grazie alla disponibilità di un mezzo senza il quale tutto ciò sarebbe stato improbabile: la rete.

(*) Per Ponteweb: Alex, Cristian, Fabrizio, Marco, Marino, Mauro, Riccardo79.

Diritto di rettifica

17/02/14
MattiaPascal

Il paese che viene consegnato al nuovo sindaco

Come (vice)strillone ho degli arretrati da recuperare. E allora segnalo l'intervista al sindaco Spinola (a opera di Filippo Mulazzi) pubblicata sul "Nuovo Giornale" di venerdì 31 gennaio. Di cui (vista la lunghezza per un amanuense come me) cercherò di fare un riassunto.
Al 31 dicembre la popolazione di Ponte era di 4.876 abitanti. Però un nuovo dato ancora da verificare parla di un aumento di 18 unità nei primi giorni dell'anno. La popolazione straniera è di 419 unità.
Come tutti i Comuni abbiamo subito la riduzione dei flussi finanziari da parte dello Stato e viviamo un clima di incertezza sulle entrate.
Il problema più serio è quello delle scuole. Come Amministrazione indicheremo i progetti, i costi e le soluzioni al problema: insieme a un comitato "Quale scuola vogliamo?" decideremo il da farsi. L'idea è realizzare un nuovo complesso (elementari e medie) su un terreno comunale vicino alle scuole elementari o vicino al palazzetto dello sport.
Con l'aliquota Imu più alta per i locali pubblici con slot machines abbiamo voluto lanciare un messaggio. E' un fenomeno sociale che crea dipendenza su cui vogliamo sensibilizzare, perciò abbiamo adottato l'aliquota massima per quei bar. Gli esercenti hanno mantenuto le macchinette, ma il messaggio è stato capito dalla gente.
Entro la metà di febbraio faremo l'appalto per la costruzione nel centro sportivo Cementirossi di un nuovo bar e degli spogliatoi. E' previsto un corposo intervento di ripristino della strada verso Tollara. Realizzeremo una strada che collegherà via Bionda a via San Bono. Completeremo l'area adiacente al palazzetto dello sport con un impianto di illuminazione. Vogliamo demolire i ruderi della piscina costruita tanti anni fa e mai utilizzata.
Questi sono i punti salienti delle dichiarazioni del sindaco Spinola.
Naturalmente chi ne avesse la possibilità tecnica può sempre pubblicare la versione integrale dell'intervista (è a pag. 23). Magari insieme a quelle a don Gigi Bavagnoli e al sindaco di Vigolzone, Rolleri, altrettanto interessanti...

Diritto di rettifica

17/02/14
Marino

Proposta ai candidati a sindaco - Codice comportamento dipendenti

Rileggendo l'art.10 del "Codice di comportamento dei dipendenti comunali"  FONTE  che vieta al dipendente di pubblicare "sotto qualsiasi forma, sulla rete Internet (forum, blog, social network, ecc.) dichiarazioni inerenti l’attività lavorativa, indipendentemente dal contenuto delle dichiarazioni medesime se la dichiarazione può essere riconducibile in via diretta o indiretta al Comune di Ponte dell’Olio." ho pensato che una diversa interpretazione del concetto di trasparenza avrebbe invece potuto suggerire di incentivare il funzionario pubblico a portare all'attenzione dei cittadini gli aspetti tecnici che egli ritenesse non rispondenti all'interesse pubblico. Una tale regola infatti avrebbe rappresentato uno strumento a tutela dei cittadini, e sarebbe stata pericolosa solo per chi, a capo delle istituzioni, non avesse agito per il bene della collettività.
Ciò premesso formulo una domanda ai candidati sindaco: se sarai eletto ti impegni a modificare il Codice di comportamento dei dipendenti comunali in modo da permettere al funzionario comunale di fornire, anche di propria iniziativa, informazioni tecniche, che non ledano i diritti di terzi, utilizzando la rete Internet (forum, blog, social network, ecc.) ?

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16/02/14
Marino

Piera Reboli si candida alle elezioni amministrative.

Da Libertà apprendiamo che Piera Reboli si è ufficialmente candidata a Sindaco di Ponte dell'Olio.
La scelta di candidarsi a Ponte dell'Olio deriva dal fatto che «sono stata stimolata da amici e abitanti coi quali stiamo ragionando sulla formazione della lista e sul nome, coi quali presenteremo il nostro programma». Piera Reboli, sessant'anni, nata a Piacenza, sposata con Stefano Pronti, è madre di Lorenzo e Cecilia. Laureata in Pedagogia è direttore del Distretto socio sanitario di Ponente. La lista «non ancora completata, è però variegata per esperienze professionale, politica e amministrativa, ma ci sono anche giovani entusiasti dall'idea di valorizzare il paese. Alcune persone solo legate a me più da un rapporto di fiducia che da convergenza politica, credono nelle mie possibilità, perché in questi tempi, in un piccolo paese come il nostro serve coesione per ancorare il territorio allo sviluppo economico e al lavoro, questo è una priorità, se non vogliamo morire» «Al momento non mi sento di fare delle grandi promesse, potrebbero essere solo parole con poca possibilità di venire concretizzate, sappiamo tutti che ci sono pochi soldi». Il fiore all'occhiello sarà la «partecipazione, cercheremo di impostare un governo del paese invitando la cittadinanza ad essere attenta e attiva nelle scelte e nelle proposte che matureremo, credo che la partecipazione sia indispensabile» «Abbiamo aree storiche produttive da rinvigorire, altre ancora presenti, penso alle imprese agricole, vitivinicole, ai salumifici, alle varie branche dell'artigianato, del commercio, sono loro i primi interlocutori, dobbiamo ascoltarli per facilitarli, nel limite delle nostre forze, nello svolgimento delle loro attività in quanto crediamo che la salvaguardia delle attività rappresenti lavoro e ricchezza per il paese». Il turismo storico-culturale del territorio potrebbe essere una carta vincente: «che coinvolge un indotto ampio, non vogliamo solo attrarre il turista della domenica, anche le imprese, perché a Pontedellolio si vive bene, siamo vicini alla città, ai principali snodi autostradali e ferroviari, dobbiamo lavorare sul tessuto produttivo per rendere appetibile il territorio e riportare la popolazione a vivere su queste belle colline».

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15/02/14
Marino

Codice di comportamento dei dipendenti comunali

Il dipendente del Comune di Ponte dell'Olio può essere licenziato qualora pubblichi, sotto qualsiasi forma, sulla rete Internet (forum, blog, social network, ecc.) dichiarazioni inerenti l’attività lavorativa, indipendentemente dal contenuto delle dichiarazioni medesime se la dichiarazione può essere riconducibile in via diretta o indiretta al Comune di Ponte dell’Olio.
Così ha deciso la Giunta comunale di Ponte dell'Olio deliberando il "Codice di comportamento dei dipendenti" consultabile qui  FONTE .

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14/02/14
MattiaPascal

Commercio in buona salute?

Dopo un periodo di riposo forzato (per infortunio del computer), torno con piacere a leggere (e perché no, a scrivere...) su Ponteweb.
Presentata ieri la guida delle Botteghe Storiche della provincia di Piacenza. Sono 166 le attività commerciali e artigianali contenute nella pubblicazione: solo una è di Ponte. Contro le 6 di Vigolzone e le 10 di Podenzano (se ho contato bene), tanto per vedere comuni a noi vicini.
C'è poi l'illustrazione di 8 mercati storici: di quello di Ponte nemmeno l'ombra (eppure immagino che il nostro sia più antico di qualcuno dei mercati premiati con tale riconoscimento).
Che dire? I casi sono due: o i commercianti pontolliesi non godono delle sponsorizzazioni giuste oppure è una iniziativa pubblicitaria a pagamento e da quell'orecchio ci sentono poco...

Diritto di rettifica

14/02/14
Marino

Edifici scolastici - Il punto sulla situazione

Sul sito del Ministero delle Infrastrutture é stato pubblicato il secondo elenco dei comuni che beneficeranno degli ulteriori 50.000.000 di euro previsti dal bando "6.000 Campanili". Il nostro Comune non é in elenco.

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13/02/14
Mauro

Siamo ancora in democrazia?

Il segretario di un partito politico il PD che alle elezioni non è stato il partito più votato alla Camera (8.644.523 contro 8.689.458 del Movimento 5 Stelle) ma che in virtù di alleanza con SEL (passata poi all'opposizione) ha raggiunto la maggioranza dei seggi utilizzando una legge elettorale giudicata incostituzionale dalla Corte, oggi ha deciso (e non è neanche parlamentare) che farà lui il Presidente del Consiglio in barba a qualsiasi principio democratico e istituzionale. Mi sento veramente insultato da questo atteggiamento che svilisce completamente ogni principio democratico che dovrebbe essere l'unica certezza di un paese civile. Mi ricorda molto la marcia su Roma degli anni 20. Ma la cosa più preoccupante che oggi come allora il popolo italiano non reagisca chiedendo le elezioni per verificare quale sia il reale consenso di Matteo Renzi in Italia.

Diritto di rettifica