Sto analizzando i bilanci del comune di
Trecastelli, il comune nato a seguito di fusione di tre comuni marchigiani, pubblicati sul sito del Ministero dell'Interno; e si stanno confermando i vantaggi economici raggiunti dagli amministratori che hanno governato questa fusione.
Un dato di sintesi significativo si ottiene comparando il parametro "somma delle spese correnti dei tre comuni ante fusione diviso il numero di abitanti" con lo stesso parametro post fusione:
- spese dei
tre comuni ante fusione diviso il numero di abitanti =
619 €/ab
- spese del
comune fuso diviso il numero di abitanti =
592 €/ab - 27 €/ab -4.4%.
Dall'analisi dei dati inerenti il comune di Trecastelli (7.644 abitanti), ne segnalo uno che è stato oggetto di approfondimento nei giorni passati: il
"costo della politica".
Trecastelli ha lo stesso numero di assessori/consiglieri che avrà PonteVigo.
Queste le indennità di Trecastelli:
- Sindaco, autonomo, 1.794 €/mese
- Vicesindaco, autonomo, 1.079 €/mese
- Assessore, autonomo, 1.079 €/mese
- Assessore, autonomo, 1.079 €/mese
- Assessore, dipendente, 515 €/mese
per un totale di (1.794x13+1.079x12+1.079x12+1.079x12+515x12)=
68.000 €/anno
NB: Nella delibera FONTE nella quale sono state deliberate le indennità, sono state applicate riduzioni (es. art. 1, comma 54 della L. n. 266/2005) che oggi non sono più in vigore, per cui il valore di 68.000, in caso di aggiornamento del calcolo, risulterà decisamente più elevato.
Attualmente il costo della politica di Ponte (23) + Vigo (30) è di
53.000 €/anno ma stimo che, una volta perfezionata la fusione, si dovrà considerare un costo tra i
70 e gli
80.000 €/anno.
tante battaglie e guerre ma non è mai stata unita ; siamo ancora una nazione di guelfi e ghibellini , di clericali e laici,di fascisti e antifascisti, di berlusconiani e antiberlusconiani,di renziani e antirenziani. I migliori sono morti o dimenticati e dalla storia non abbiamo imparato
niente .
Sicuramente c'è di che ragionare e riflettere. Saluti e buon proseguimento.
Penso a taluni che oggi scalpitano e si scandalizzano per il mancato raggiungimento del quorum e me li rivedo nella memoria mentre, nel 2005, facevano una campagna assordante per invitare tutti all’astensione nei quattro referendum indetti per abrogare alcuni articoli della Legge sulla procreazione assistita.
A quorum mancato (l’affluenza, allora, fu pari al 25% circa degli aventi diritto) quegli stessi “fustigatori Ruinanti” ci spiegarono dal pulpito che gli italiani, astenendosi, avevano lecitamente espresso il loro consapevole parere. Dopo il risultato di ieri (non importa se condivisibile o no) vorremmo solo ricordare a questi professionisti dell’incoerenza che anche il loro autoreferenziale parere non ha raggiunto il quorum.
Mi si consenta di aggiungere, in fine, una riflessione.
Il quorum dei referendum era stato progettato dai membri dell'Assemblea Costituente per far sì che il popolo potesse esprimere la propria volontà a livello numericamente maggioritario: si voleva evitare che tutti i cittadini dovessero sottostare al pronunciamento di una minoranza popolare.
Coloro che affermano di come l'astensione sia prevista dalla Costituzione, mi spiace dirlo, ma commettono un errore giuridicamente clamoroso.
Il decadimento (perché tale lo ritengo) civico e politico degli ultimi decenni ha trasformato una nobile condizione democratica (il quorum) in uno strumento di sabotaggio.
Silvio Berlusconi è stato l'ultimo Presidente del Consiglio dei Ministri espresso democraticamente dal popolo, prima che il nostro paese venisse de facto commissariato dall'Unione Europea.
Per la fase storica attualmente in corso, qualcuno (ora non ricordo di preciso chi) ha coniato un termine da me molto apprezzato: democrazia sospesa.
Molto semplicemente, delle azioni da intraprendere per l'Italia si decide esternamente ai confini nazionali: ciò fa di noi una colonia (la sovranità statale è stata menomata, in primis quella monetaria).
Sulla costituzionalità delle nomine, purtroppo, è solamente possibile fare un discorso morale, ma non giuridico: gli articoli 92, 93 e 94 della Costituzione indicano chiaramente (come risaputo) la supremazia dell'organismo parlamentare rispetto all'esecutivo, ovvero il fatto che quest'ultimo sia espressione del Parlamento (potremmo cambiare un Governo a settimana, in teoria), e che il Presidente sia nominato dal Capo dello Stato.
Non posso esprimermi su quell'uomo, altrimenti mi aggiungerei alla lunga lista di amministratori locali condannati.
Ai tifosi che invece riportano continuamente inesattezze sul web, va invece ricordato che le regole democratiche non le fissano gli ultras della curva sud, ma sono scritte nella Costituzione.
Il tifoso notoriamente sempre infastidito dalle regole che contrastano la sua visione fumantina, non sa o dimentica volutamente che il Presidente del Consiglio è eletto e mantenuto in carica dai Parlamentari, il tifoso trascura il fatto che il Presidente della Repubblica, sentito il parere delle forze politiche che attraverso il voto popolare hanno ottenuto rappresentanza in parlamento, ha il compito di incaricare come papabile Presidente del Consiglio la persona che più di altri è in grado di raccogliere il sostegno di una maggioranza parlamentare, il tifoso si scorda che il “papabile”, una volta ottenuto l’incarico per formare un Governo, si presenta alle camere e assume l’incarico insieme ai suoi ministri solo se una maggioranza parlamentare (non il popolo) legalmente eletta, gli conferma la fiducia, il tifoso forse ignora che il Capo dello Stato non ha l’obbligo di sciogliere le camere anticipatamente per accontentare la tifoseria o per soddisfare i desideri di una minoranza (non esite alcuna norma scritta che disciplina le cause che portano allo scioglimento anticipato), il tifoso non mette mai in conto che un Governo, fintanto che è sorretto da una maggioranza parlamentare, ha il diritto costituzionale di rimanere in carica, il tifoso glissa sul fatto che un governo sfiduciato può a sua volta essere sostituito senza alcun obbligo di passare per le urne (è sufficiente che in parlamento esista una maggioranza in grado di esprimere un nuovo governo e che il Capo dello Strato non ravvisi pericolosi impedimenti), il tifoso che ama esporre cartelli e striscioni in tribuna non sa che l’azione rumorosa della sua curva non è motivo valido, né costituzionalmente previsto, per indire elezioni prima del tempo (la durata della legislatura è di cinque anni), il tifoso con poca memoria non ricorda che il Parlamento attualmente in carica è stato votato circa tre anni fa (25 febbraio 2013) da ben 35.271.541 voti validi.
Il tifoso una volta che si è rinfrescato la memoria circa le leggi vigenti, può auspicare una loro modifica, premere sui parlamentari per la revisione della Costituzione, può manifestare contrarietà al sistema attuale, imprecare come tanti contro il malgoverno, auspicarne la caduta anticipata, maledire la cattiva politica, ma NON può inventarsi di sana pianta regole strampalate del tutto inesistenti. Il tifoso anche quando moralmente avesse mille ragioni da vendere, dovrebbe sempre ricordare che le bufale vanno bene solo per produrre il latte di mozzarella.