Mi sono doverosamente chiesto: ma se è così vantaggiosa la fusione, perchè drogare i comuni con consistenti contributi? Stando a logica, se fosse così conveniente dovrebbero esserci migliaia di comuni che chiedono di fondersi. Ma così non è,...
perché?
Una delle
possibile (e opinabili) risposte che mi sono dato, e tutta da verificare, è questa... I comuni non "fanno la fila" per fondersi:
- perché man mano che si ridurranno i contributi a causa del fondo a ripartizione, il vantaggio non sarà così consistente come ci stanno dicendo;
- perché già nel medio termine il vantaggio per l'Ente non compenserà lo svantaggio delle spese riversate sul cittadino (spostamenti, disagi, ecc.?).
Ma allora
perché Roma spinge per la fusione? (e non per esempio per una semplificazione burocratica dei comuni, per servizi tecnici (es.personale. amministrazione, ecc.) centralizzati, ecc.)
Una possibile (opinabile) motivazione è: perché i partiti si sono resi conto di non riuscire più a controllare capillarmente il territorio, e quindi i
partiti hanno bisogno di spingere i comuni alla fusione (meno sono le realtà da gestire, più facile è controllare la periferia).
E per raggiungere quest'ultimo obiettivo, una
strategia potrebbe essere questa:
A) da una parte la carota: ingolosire i comuni, volutamente lasciati senza soldi tramite il taglio dei trasferimenti, con sostanziosi contributi alla fusione (che non sono altro che la quota dei trasferimenti non data); e mettere in atto qualche colpo ad effetto: per esempio inserire nella legge di stabilità il raddoppio della quota del contributo spettante ai comuni che si fondono (dal 20% al 40%)
B) dall'altra il bastone: presentare una proposta di legge per rendere obbligatoria la fusione dei comuni con meno di 5.000 abitanti.
Strategia "furba" ! Ai capibastone scaltri (ma anche a quelli sempliciotti che credono ciecamente nel partito) verrebbero date due potenti briscole, che, se giocate sinergicamente, permetterebbero di fagocitare il consenso dei cittadini meno attenti.
Non so se facciano parte della strategia che ho ipotizzato, però
i due fatti A) e B) sono accaduti. Ed io per primo, a seguito delle due notizie, avevo spostato il mio baricentro verso il SI alla fusione. Ma poi ho approfondito e:
A) ho capito che passare dal 20% al 40% quando si ha a che fare con un fondo a ripartizione, che già dal prossimo anno verrà saturato, non è un vantaggio ma un annunncio
B) premesso che i comuni italiani che dovrebbero fondersi sono 5.652 (su 8.057), mi sono convinto che la proposta di legge non è economicamente sostenibile, ma se lo fosse, sotto l'aspetto dei contributi, non sarebbe penalizzante per i comuni aventi un minimo di accortezza.
Per quanto sopra, spero vivamente che in futuro non si porti a giustificazione dell'opportunità di fonderci gli argomenti A) e B).
Spero invece che le due Amministrazioni,
in assemblee congiunte , ci informino dettagliatamente su come cambierà la vita delle due comunità, dando al cittadino gli elementi per capire:
numeri, tariffe, proiezioni economiche e finanziarie corroborate da fonti autorevoli ed accessibili, impegni precisi e vincolanti, ecc.
Per finire, spero anche di non sentir dire, a fronte di argomenti sollevati dai cittadini:
"questa è una scelta che lasciamo agli amministratori del nuovo comune".
Le scelte le voglio fare io oggi,
le voglio fare da Pontolliese,
le voglio fare da Vigolzonese.
Non voglio delegarle a domani,
perché solo con "patti chiari, amicizia lunga"... (*)
Ollapeppa, che post lungo!
PS: tutto ciò che ho scritto è opinabile, ed
è solo l'opinione di uno su 9.097.
(*) sono consapevole che dal 23 dicembre 2015, l'Amministrazione Copelli ha passato la sovranità della decisione alla Regione: sto ugualmente impegnandomi a capire, perché spero che la Regione vorrà tenere in considerazione la volontà popolare che uscirà dal referendum consultivo approvando la fusione solo se in entrambe le comunità avranno prevalso i si.