Libertà di oggi pubblica un intervento del Consigliere
Chiesa dal titolo:
Pontedellolio e la fusione: dove sono finite le idee per "cambiare il futuro"?
Come cittadino, so che il Sindaco resta in carica 5 anni.
Se dopo un 1 anno e mezzo circa, per di più con una scelta politica (fusione con Vigolzone) non prevista nel programma elettorale, il mandato del Sindaco eletto praticamente cessasse, in che modo potrei sentirmi? Tradito? Preso in giro?
Sinceramente, faccio fatica a comprendere la motivazione secondo cui una maggioranza che ha creato tante aspettative alla cittadinanza, promettendo cambiamenti radicali, possa di fatto dichiarare chiusa un'avventura amministrativa ad appena 18 mesi dal suo insediamento.
Dove sono finite le idee e le proposte per "cambiare il futuro", che per anni sono state studiate, approfondite e portate avanti?
Lo chiedo senza polemica, dato che non è nel mio interesse fare il male di Ponte Dell'Olio e, anzi, ci terrei particolarmente a vedere il paese rifiorire.
Sappiamo tutti benissimo che il 2016 sarà un anno di transizione, in cui il nostro Comune non si cimenterà né in impegni importanti, né in decisioni rilevanti, limitandosi appena all'ordinario.
La discussione sul Documento Unico di Programmazione (DUP) è emblematica di ciò: è stato fatto notare che tale atto lascia il tempo che trova e, inoltre, che essendo in corso un processo di fusione conviene non portare avanti investimenti o piani che potrebbero creare complicazioni con l'eventuale nuovo Comune unificato.
Io, però, sono ancora un Consigliere del Comune di Ponte Dell'Olio e, pertanto, intendo continuare a ragionare nella medesima modalità di sempre.
Nell'analisi del DUP, ovviamente, non ho mancato di ribadire questa posizione, siccome non sono ancora in grado di prevedere l'esito della consultazione referendaria (consultiva, non vincolante) e, di conseguenza, ho l'obbligo di ragionare come se il mandato di questa amministrazione scadesse nel 2019.
Non potendo comunque far finta di niente e riconoscendo il percorso di fusione esistente, ritengo tuttavia che non sia corretto lasciar passare un anno intero così, in uno stato di ibernazione totale.
La natalità del paese non incrementa: le famiglie non fanno figli e non si insediano nel territorio. Il numero di attività lavorative diminuisce: non siamo attraenti e non riusciamo a difendere l'esistente. I numeri sono allarmanti e urge agire al più presto. Non siamo alla catastrofe socio-economica, sia chiaro, però maggiore è il tempo che passa e peggio è. Nel periodo storico attuale, farebbe molto comodo essere privi di indebitamento residuo, perché avremmo gli spazi finanziari necessari a mettere in campo una serie di manovre finalizzate alla riduzione della spesa corrente e alla valorizzazione del patrimonio (che non mi stancherò mai di ribadire): completamento palazzetto dello sport, rifacimento piscina comunale, riqualificazione a LED impianto di illuminazione pubblica, efficientamento energetico e termico degli edifici pubblici, rinnovo parco mezzi a tecnologia elettrica, piste ciclabili fotovoltaiche e altro ancora.
Il nostro dovere attuale, conseguentemente, dovrebbe essere quello di portare all'azzeramento il debito in essere nel minore tempo possibile.
I risparmi ottenuti andrebbero successivamente reinvestiti in operazioni strategiche quali: riduzione delle rette dell'asilo nido, diminuzione del cuneo fiscale sulle imprese, contributo pluriennale in conto interessi per i mutui accesi dalle giovani partite IVA e voucher ai disoccupati (spendibili presso i locali esercizi commerciali), ecc.
Niente di tutto questo è stato fatto e nemmeno iniziato.
Sono consapevole di avere una visione diversa rispetto a quella dell'attuale maggioranza, ma l'apertura al dialogo vi è sempre stata, su tutti i temi, senza pregiudizio.
Se si fosse voluto, si sarebbe potuto costruire qualcosa di veramente buono e senza venir meno alle rispettive differenze, divisioni, posizioni o quant'altro.
Ad ogni modo, e lo dico da cittadino prima ancora che da Consigliere di minoranza, è davvero un peccato veder disperdere nel (quasi) nulla la convinzione e la speranza di tantissimi pontolliesi, che alle elezioni del 25 maggio 2014 hanno creduto veramente in un possibile cambiamento, salvo poi rimanerne delusi.
Alessandro Chiesa - Consigliere comunale di Pontedellolio
Tuttavia, oggi tocca alla generazione di turno provare a fare qualcosa; e non mi sembra di vedere chissaché per il momento.
Diciamo che Io e i miei contemporanei (quindi non solo coetanei), abbiamo ancora quasi tutto da dimostrare, prima di poter dare giudizi storici.
La mia speranza è che dai momenti difficili attuali nasca una nuova stagione di diffuso ed omogeneo impegno civile e politico.
Naturalmente, fino a quando si spenderà piú tempo per commentare gli oscar di Di Caprio o i risultati calcistici, anziché per informare ed acculturare sé stessi, anche solo leggendo un libro scritto bene (non sembra, ma l'analfabetismo di ritorno è notevole), saranno impossibili cambiamenti in meglio.
Il discorso è molto astratto, me ne rendo conto, e verte su questioni molto più grandi dei singoli individui.
Comunque sia, nulla è immutabile.
Sono dell'idea che con l'esempio che ciascuno può dare (soprattutto nelle piccole cose) si possa sempre iniziare a migliorare.
Sono consapevole che parlare della fusione possa stancare, ma in questo momento sto cercando di lavorare nell'ambito dove ho potere di incidere.
Tornerò comunque a discutere di tematiche nazionali più avanti.
Per il momento, credo che il mio compito, in quanto rappresentante, sia quello di agire affinché la cittadinanza pontolliese compia la scelta migliore per sè stessa e per il suo futuro (che non è la fusione con Vigolzone).
Riguardo agli escrementi c'è poco da dire: l'inciviltà c'è sempre stata, ma ad ogni modo bisogna cercare di contrastarla.
Nel tal caso, penso sia fondamentale il rapporto amministrazione-cittadini, in tutti i suoi aspetti (segnalazione, intervento di pulizia, cassonetti con sacchetti e guanti per raccolta, ecc.).
È vero: che la fusione sia negativa è una mia opinione (logicamente la ritengo corretta, fino a smentita oggettiva e inconfutabile).
Magari avessi in mano lo scettro della verità!
Tuttavia, sono mesi che mi informo a riguardo (nel limite delle mie possibilità) e, come per tutte le cose che dico, cerco sempre di portare dati di fatto, numeri e informazioni verificate, così da avvicinarmi il più possibile al quadro corretto della situazione (l'obiettivo è quello).
Non posso che avere rispetto dell'opinione dei pontolliesi e della loro volontà espressa democraticamente, sia essa avversa o favorevole alla mia figura.
Lo dico sinceramente: non avevo la minima esperienza amministrativa e, forse, per me singolo è stato meglio che sia andata così.
Oggi mi sto facendo un'esperienza che spero possa portare qualcosa di positivo al paese.
La decisione sulla fusione è in mano ai pontolliesi? Si e no, e Marino ha sintetizzato ottimamente il perché.
Ad ogni modo, io non ho espresso un voto su determinate proposte per poi veder fare dell'altro (la fusione non era nel programma dell'attuale maggioranza!).
Se lo avessi fatto e oggi mi si chiedesse solo di decidere un nome, sarei su tutte le furie.
Il fatto che ne stiamo discutendo è comunque un bene e fa piacere.
Concludendo, dinanzi a ogni scelta, l'importante è esserne convinti.
Io lo sono della mia, sia essa popolare o meno.
Si considererebbe in un paese democratico, a sovranità popolare, o no?
Saluti a tutti.
Marco Boselli
Se accettiamo le regole di una democrazia rappresentativa occorre accettare che chi ci rappresenta decida, nei limiti dei propri poteri costituzionali, autonomamente, senza dover fare passaggi referendari se non quando previsto dalla legge. Diversamente sarebbe impossibile governare e prendere decisioni in tempi ragionevoli.
Le regole del gioco prevedono pure che si rispetti il programma elettorale (se no su quale base si vota un amministratore, a parte la persona?).
Sempre per via della democrazia, il ruolo di controllo delle minoranze deve esserci ed è giusto che ci sia; anche perché una maggioranza non può fare ciò che le pare e piace solo perché legittimata da un voto.
Se mi candido con delle proposte e vengo eletto, porto avanti quelle.
Nel caso cambiassi idea e volessi stravolgere tutto, dovrei fare una cosa molto semplice: dimettermi, ripresentarmi con un programma nuovo e, se mi votano, attuarlo.
La considero una forma di rispetto verso i cittadini.
Su questo credo che non si possa essere in disaccordo.
Ogni qual volta che si manifesta una possibilità di fare qualcosa che non era previsto nel programma elettorale l'amministrazione in carica si dimette e si va a nuove elezioni!
Certamente gioverebbe alla stabilità ed alla governabilità.
Ma per piacere...
Se un gruppo di persone che ha affermato di aver lavorato alcuni anni a un programma amministrativo ha deciso di non inserirla fra i punti, significa che essi non hanno ritenuto opportuno proporla ai cittadini e che hanno preferito sottoporre all'elettorato altro materiale.
Non si tratta di aggiustare una buca o di questioni ordinarie, ma di qualcosa di ben più grande e incisivo per il paese (o sbaglio?).
Il programma elettorale non è un codice immutabile, ma non può nemmeno diventare carta straccia dopo appena un anno e mezzo dall'elezione.
Oltretutto, fondersi non è assolutamente un obbligo, bensì una mera scelta politica.
Il che, a mio parere, rafforza ulteriormente quanto appena detto.
Le vere regole del gioco, infatti, prevedono che un’Amministrazione legalmente insediata e votata dalla maggioranza dei cittadini possa intraprendere, nell’arco del suo mandato, azioni non previste e possa cogliere eventuali nuove opportunità anche se queste non compaiono nel programma pre-elettorale.
Dovrebbe essere chiaro a tutti che in sede di voto i cittadini scelgono e delegano le persone, non i programmi. Se così non fosse non avrebbe senso votare gli amministratori, basterebbe riportare i vari programmi sulle schede elettorali e, a scrutinio ultimato, affidare ai funzionari comunali il compito di attuare alla lettera il programma che dovesse ottenere il maggior numero di preferenze.
Piaccia o no, le regole democratiche funzionano in altro modo.
Le motivazioni che fornisco sono quelle che scrivo da tempo e se esse siano valide o meno non compete a me dirlo, ma a chi le esamina, legge, dibatte, ecc.
Io trovo insolito che mi si dica come si votino (solo) le persone e non i programmi, ammettendo implicitamente che il vincitore delle elezioni sia libero di fare qualunque cosa gli venga in mente, indipendentemente da ciò che ha dichiarato di voler attuare ante-voto.
Aboliamo i programmi elettorali allora, per tanto così (ma cosa conta di un politico se non le sue idee?).
Comunque sia, se tale discorso lo facciamo valere nel locale, non comprendo la rabbia riversata verso l'ambito nazionale nel momento in cui un parlamentare o un ministro facciano l'opposto di quanto proposto agli elettori.
O i programmi valgono per tutti, oppure non valgono per nessuno.
Marco Boselli